Emergenza migranti: patto del Viminale con i sindaci libici per controllare i flussi

Emergenza migranti: patto del Viminale con i sindaci libici per controllare i flussi
di Cristiana Mangani
Martedì 11 Luglio 2017, 10:08 - Ultimo agg. 12 Luglio, 01:50
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Sarà un incontro tecnico, dove l'Italia non intende ancora porre ultimatum, quello di oggi a Varsavia con i responsabili di Frontex. Il prefetto Giovanni Pinto metterà sul tavolo della discussione gli aspetti che più premono al nostro paese. E quindi la «regionalizzazione dei soccorsi», ovvero un cambiamento delle regole dell'operazione Triton che prevede lo sbarco dei migranti solo sul nostro territorio. Ma l'appuntamento sul quale il Viminale si aspetta maggiori risultati è quello di giovedì a Tripoli, quando il ministro Minniti incontrerà i sindaci libici.
Sono stati proprio i capi delle città sulla costa a chiedere di poter incontrare il nostro governo. Il ragionamento che, grosso modo, viene fatto è questo: «Il traffico di esseri umani è una delle maggiori fonti di guadagno per il nostro territorio. Se volete convincere le persone coinvolte a ridurlo, dovete metterle nelle condizioni di guadagnare in maniera diversa». Insomma si tratta di trasformare da illecita a lecita l'economia locale. E allora verranno proposte soluzioni di vario genere, a cominciare dall'idea di realizzare una collaborazione tra i comuni libici e quelli italiani. Un vero e proprio gemellaggio che consenta la facilitazione degli scambi commerciali e produca economie alternative.

L'INGAGGIO DEI MILIZIANI
Sul tavolo della discussione verrà posto anche l'ingaggio dei miliziani nel ruolo di guardia di frontiera: addestrati e pagati con regolare stipendio. Così come si sta già facendo con la Guardia costiera. Un disegno che ha l'obiettivo di indebolire la strategia dei trafficanti di esseri umani e che rientra negli impegni sottoscritti con la Libia insieme con i lavori di ristrutturazioni degli ospedali, o anche dei rifacimenti delle strade. E mentre si prova a lavorare dall'altra parte della costa la trattativa su Triton va avanti. Una missione non facile per la delegazione italiana che deve tenere conto anche della posizione di fermezza annunciata da Minniti. «Non è accettabile - ha ribadito il ministro - che l'operazione sia internazionale, e l'accoglienza solo a carico dell'Italia».
Il prefetto Pinto vedrà il direttore di Frontex, Fabrice Leggeri, «in modo da ottenere un più ampio coinvolgimento degli Stati membri nella gestione dei salvataggi e una più sostenibile condivisione del peso». Da parte sua l'Agenzia ha però ricordato che il piano è stato approvato da Roma e prevede che sia l'Italia, paese ospitante, a dover accogliere nei propri porti i salvati. Stessa regola vale peraltro per le operazioni Poseidon (Grecia) e Indalo (Spagna).

LE MODIFICHE
Il Viminale proporrà di disporre in modo differente il dispositivo in mare, cui si deve il recupero dell'l1% degli 85mila migranti salvati nel 2017. Altro negoziato con l'Europa è quello sul codice di condotta per le Ong, che quest'anno hanno recuperato oltre un terzo delle persone salvate in totale. Tutti, per Bruxelles, «dovrebbero essere sottoposti agli stessi requisiti per quanto riguarda a esempio il tipo di imbarcazione e dove conducono le operazioni». Trattative ci sono poi sul fronte dell'operazione europea Sophia - cui si deve il 9% dei salvataggi - che scade il 27 luglio, ma sarà prorogata fino al 2018. Nell'impossibilità di arrivare alla Fase 3, che prevede l'ingresso nelle acque libiche, l'Italia chiede di rivedere le linee guida per renderla più efficace e, magari, evitare che le navi militari si facciano carico delle persone soccorse dalle Ong. Della pressione migratoria e di come fronteggiarla si parlerà anche domani, a Trieste, in un trilaterale Gentiloni-Merkel-Macron.