Nomadi, il dossier c’è già:
sono lo 0,4% della popolazione

Nomadi, il dossier c’è già: sono lo 0,4% della popolazione
di Valentino Di Giacomo
Martedì 19 Giugno 2018, 09:03
4 Minuti di Lettura
Circa 180mila le persone di origine rom e sinta risiedono in Italia, circa 5mila di questi in Campania, la terza regione per numero dietro Lombardia e Lazio. Quasi la metà del totale, il 43 per cento, è di nazionalità italiana. Eppure si tratta di dati incerti, resta complesso infatti stabilire l’esatto numero perché spesso alcuni lasciano l’Italia per altri Paesi europei e viceversa. Ad ogni modo una sorta di censimento esiste e gli ultimi dati risalgono al 2017, ogni anno viene infatti svolta una relazione sul tema da parte delle associazioni che si occupano del settore. Sono 148 le baraccopoli formali in Italia, distribuite in 87 comuni di 16 regioni da Nord a Sud, per un totale di circa 16.400 abitanti, mentre 9.600 è il numero di presenze stimato all’interno di insediamenti informali. Il rapporto indica pure che sono 26mila, tra la popolazione rom, le persone che si trovano in emergenza abitativa. 100mila persone circa risiedono invece in appartamenti e case tradizionali. Il totale dei rom nel Paese è comunque pari allo 0,4 per cento dell’intera popolazione italiana: i dati indicano quindi che quello degli «zingari» è un problema molto percepito nell’opinione pubblica, ma che numericamente non rappresenta una vera e propria emergenza. 
LA CRIMINALITÀ 
Un problema percepito soprattutto per i casi di micro-criminalità e della presenza nelle città e nelle periferie dei campi rom. Gli ultimi dati sui crimini commessi dai rom risalgono al 2011. La tendenza indica che la maggior parte dei reati avviene generalmente per furti (anche in appartamento), spaccio di droga, rapine, ricettazione, usura, possesso illegale di armi e favoreggiamento o sfruttamento della prostituzione. Tra il 2007 e il 2011 un rapporto del Viminale indica che sono state effettuate in totale 155 operazioni. 
A delinquere non solo uomini, ma spicca il dato delle donne che commettono reati quasi quanto l’altro sesso. Si tratta di una popolazione giovane e - secondo le stime di «Opera Nomadi» - le comunità dei rom e sinti sono caratterizzate dalla presenza di un’alta percentuale di minori. Il 60 per cento della popolazione ha meno di 18 anni, e di questi un terzo ha un’età tra gli 0 e i 5 anni, la metà ha dai 6 ai 14 anni, solo un quinto ha tra i 15 e i 18 anni. Dati in linea con l’aspettativa di vita di queste persone: per le donne è di 17 anni in meno rispetto alla media, per gli uomini di 13. Nel corso del 2017 sono stati effettuati un totale di 230 operazioni di sgombero forzato dei campi, di cui 96 nel Nord Italia, 91 al Centro (ben 33 nella sola città di Roma) e 43 nel Sud.
I FONDI 
Per la gestione di queste popolazioni, l’Italia riceve anche finanziamenti dalla Ue. Nel piano FES 2014-2020 la cifra destinata all’Italia è stata di 32 miliardi di euro e, secondo quanto stabilito dalla Commissione europea, lo Stato dovrà destinare il 20 per cento della cifra per promuovere l’inclusione sociale e combattere la povertà, quindi teoricamente anche per contribuire all’integrazione della minoranza rom. Un’altra parte di finanziamenti europei, circa un miliardo, potrebbe essere rappresentato dal Fondo europeo di sviluppo regionale. 
Soldi spesi per gran parte per la costruzione, progettazione e gestione di aree all’aperto, non è un caso che l’Italia è stata denominata in Europa il «Paese dei campi» perché è fra le poche ad alloggiare così le comunità rom. Dal 2012, anno della presentazione di una «Strategia nazionale», sulla politica dei campi sono stati spesi, fino al 2017, 82 milioni di euro.
LA CAMPANIA
Le più grandi baraccopoli informali sono concentrate proprio in Campania. A Napoli, nel quartiere di Scampia, ma anche a Giugliano, dove la comunità rom da anni viene spostata continuamente sul territorio in seguito alle proteste della popolazione locale. In queste aree sono frequenti i blitz delle forze dell’ordine, a Giugliano e Qualiano soprattutto, dove troppo spesso avvengono incendi di materiale tossico, soprattutto pneumatici e plastica. 
A Scampia tre aree del campo rom di via Cupa Perillo sono state sequestrate lo scorso anno. In quel campo c’erano 290 persone, di cui 151 minori in condizioni igienico-sanitarie impossibili per l’assenza di servizi igienici e tanti allacci abusivi alle rete elettrica. Poi, l’estate scorsa, un incendio ha devastato il campo, probabilmente un rogo di natura dolosa, una risposta crudele ed esasperata della popolazione circostante insofferente per i furti, soprattutto di rame, o i roghi appiccati frequentemente nel campo. 
Problematica la situazione anche a Caserta dove un mese fa il prefetto di Caserta, Raffaele Ruberto, ha convocato un vertice per la vicenda dello sgombero del campo rom situato nella zona «Lo Uttaro» all’interno dell’area dell’ex Foro Boario, in un terreno di proprietà comunale. L’obiettivo sono gli sgomberi, ma la problematica dei rom va a intersecarsi con i numerosi movimenti per l’emergenza abitativa che sorgono continuamente in tutta Italia. Proprio in Campania viene a verificarsi quella che viene definita una vera e propria «guerra tra poveri». Bisognerà vedere il ministro Salvini come intenderà agire, anche perché resta complesso stilare classifiche su chi ha maggiori diritti visto che la metà della popolazione che vive nei campi ha la cittadinanza italiana.
© RIPRODUZIONE RISERVATA