«Ero innamoratissimo di Noemi e l'ho uccisa con un coltello»: il fidanzatino confessa e tenta di scaricare le colpe su di lei

«Ero innamoratissimo di Noemi e l'ho uccisa con un coltello»: il fidanzatino confessa e tenta di scaricare le colpe su di lei
Giovedì 14 Settembre 2017, 08:44 - Ultimo agg. 15 Settembre, 09:10
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«Ero innamoratissimo di lei»: è questa una delle frasi che Lucio, il 17enne omicida reo confesso dell'omicidio di Noemi Durini avrebbe detto durante l'interrogatorio che si è svolto nella notte, alla presenza del suo difensore, nella stazione dei carabinieri di Specchia.  «L'ho uccisa con un coltello che Noemi aveva con sé quando è uscita dalla sua abitazione», un altro macrabro particolare che emerge nella stazione dei carabinieri di Specchia (Lecce), durante l'interrogatorio avvenuto alla presenza del difensore del ragazzo.
 

 

«L'ho ammazzata perché premeva per mettere in atto l'uccisione di tutta la mia famiglia. Dopo lo sterminio della mia famiglia volevamo fuggire a Milano», avrebbe detto ancora agli inquirenti. Emergerebbe, quindi, secondo le parole del ragazzo, un «piano diabolico omicida» dietro l'assassinio di Noemi Durini. Sarebbe stato questo il motivo per cui il ragazzo recato alle 5 del mattino del 3 settembre scorso a casa della sedicenne: voleva cercare di dissuaderla a mettere in atto il piano che, forse, doveva essere attuato proprio in quella giornata. Il ragazzo ha anche detto che con sé Noemi, quando è uscita dalla sua abitazione, aveva un coltello, a dimostrazione - a suo avviso - della determinazione della giovane di portare avanti il progetto di eliminazione di chi ostacolava il loro amore. Per dissuaderla più volte, anche in passato, il giovane ha riferito agli investigatori di aver promesso a Noemi di portarla a Milano, una volta maggiorenne, dove avrebbero potuto vivere sereni. 

In mattina era già crollato: «L'ho uccisa io. Mi voleva lasciare». Drammatico, repentino, ma per certi versi atteso dopo la scomparsa dal 3 settembre. Poche erano le speranze di ritrovare Noemi viva. E quelle speranze si sono definitivamente frantumate nelle campagne dell'estremo lembo del Salento, poco prima di Santa Maria di Leuca. È qui che è stata uccisa Noemi. Qui il suo corpo è stato nascosto. Poi per dieci giorni il 17enne ha cercato di allontanare da sé ogni sospetto. Invano. Ora è indagato con l'accusa di omicidio volontario. Non avrebbe agito da solo ma in concorso con il padre, indagato a piede libero per sequestro di persona e concorso in occultamento di cadavere. Al termine dell' interrogatorio che si è svolto nella stazione dei carabinieri di Specchia e che si è concluso intorno all'una di questa notte, il ragazzo ha rischiato di essere linciato dalla folla - circa un migliaio di persone - che lo attendeva all'uscita. 
 

La notizia della confessione è stata comunicata alla mamma di Noemi mentre lei e l'altra figlia si trovavano nella Prefettura di Lecce per partecipare a un vertice con gli inquirenti e per incontrare poi i giornalisti. Tutto è saltato con l'improvvisa accelerazione delle indagini. La mamma si è sentita male: è stato necessario l'intervento di un'ambulanza, che l'ha poi portata nella sua casa di Specchia. La sorella della ragazza, invece, è stata accompagnata sul luogo del ritrovamento. «Lo sapevate tutti e non avete detto niente», ha urlato in lacrime. Un atto d'accusa pesantissimo, non solo nei confronti dell'assassino, ma di un'intera comunità. Noemi avrebbe potuto salvarsi se solo si fosse prestata un po' di attenzione in più ai segnali venuti fuori negli ultimi mesi, agli episodi di violenza e soprusi che la ragazzina sarebbe stata costretta a subire ad opera del suo fidanzato.

Probabilmente è per questo che aveva deciso di troncare la relazione. E per questo ha pagato con la vita.

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