Niccolò Bettarini intercettato: «Ho dato un pugno, sono arrivati in quindici»

Niccolò Bettarini intercettato: «Ho dato un pugno, sono arrivati in quindici»
Venerdì 7 Settembre 2018, 12:33 - Ultimo agg. 10 Settembre, 18:59
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Parlava a ruota libera, non sapendo di essere intercettato, Niccolò Bettarini, il figlio di 19 anni dell'ex calciatore Stefano e della conduttrice Simona Ventura, pochi giorni dopo il blitz contro di lui a calci, pugni e coltellate del primo luglio scorso davanti alla discoteca milanese 'Old Fashion'. E così negli atti dell'indagine, che ha portato i quattro fermati per tentato omicidio a processo, sono finiti due dettagli da lui raccontati ad un amico, quello di una presunta vendetta in carcere contro i suoi aggressori e il particolare di un pugno da lui sferrato, prima di rischiare di morire. Parole al telefono, però, non ritenute credibili dagli inquirenti. 
 

 

In un'intercettazione del 7 luglio, infatti, come riassunto in un'informativa della Squadra mobile, coordinata dal pm Elio Ramondini, il ragazzo spiega ad un amico che quando era ricoverato in ospedale avrebbe «ricevuto la visita dei capi della curva dell'Inter», i quali gli avrebbero detto «che a San Vittore hanno fatto picchiare i suoi aggressori, li hanno fatti gonfiare come le 'prugnè sia dagli sbirri che da quelli dentro». I due, tra l'altro, nella stessa telefonata fanno riferimento ad un ultrà dell'Inter «che vuole parlare» con il 19enne «e sapere chi è stato ad aggredirlo». 

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E Niccolò chiede all'amico «di aspettare qualche giorno poi gli farà sapere quando possono incontrarsi». È arrivata subito, attraverso il legale Mirko Perlino, la smentita della curva nord dell'Inter, il cui 'direttivò ha negato «assolutamente di conoscere Niccolò Bettarini» e «soprattutto di aver fatto picchiare i suoi aggressori». L'avvocato Perlino, tra l'altro, difende anche uno dei fermati per il tentato omicidio e ha chiarito che «né lui né gli altri» tre imputati sono stati picchiati in carcere. E nemmeno agli inquirenti risulta alcuna denuncia di un pestaggio. Chiacchierando sempre al telefono con un altro amico, poi, Bettarini ricostruiva anche come era scoppiata la lite che ha portato alla sua aggressione, «confermando - scrivono gli investigatori - ancora una volta quanto emerso nel corso delle indagini». 
 



Usciti dalla discoteca dopo la nottata, una sua amica lo aveva chiamato per dirgli che stavano «menando» un altro che era con loro e «io - ha detto Niccolò - vedo tre ragazzi che sono intorno ad Andrea ... allora sai come sono fatto io». L'amico: «Sì infatti, quello lo immaginavo». Niccolò: «Ho corso eh ... e poi boh si avvicina sto 'albanollò e mi dice 'tu c'hai gli orecchini come i mieì (...) mi ha dato il buffettino in faccia, io gli ho dato un cartone». L'amico: «Tu come al solito reagisci di m....». E il 19enne ancora: «E poi boh, me ne sono trovati quindici addosso». Secondo gli inquirenti, tuttavia, quel pugno di Bettarini non c'è mai stato.​​​
 

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