Giuseppe, unico abitante di Roscigno Vecchia:
«Non mi sento solo: ricevo messaggi da mezzo mondo»

Giuseppe, unico abitante di Roscigno Vecchia: «Non mi sento solo: ricevo messaggi da mezzo mondo»
Mercoledì 29 Marzo 2017, 09:21 - Ultimo agg. 19:27
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La sua storia è finita anche sul National Geographic che l'ha raccontata come fosse una sorta di specie in via d’estinzione. Gli scrivono da tutto il mondo. Da ogni parte d’Italia. «Torneremo presto!». Gli hanno mandato cento cravatte. Sette pipe. Dei salami.

Lui è Giuseppe Trunfio ed è l’ultimo e unico abitante di Roscigno Vecchia, un piccolo borgo antico sulle montagne del parco del Cilento, in Campania. In realtà è una specie di custode della memoria. Qui dove qualsiasi altro Paese avrebbe già inaugurato un museo, un set cinematografico e una mostra permanente, adesso ci sono dei ruderi che cadono a pezzi. La sua storia sul National e sulla Stampa racconta come si vive da soli in un borgo fantasma. Dal 2001.

«Prima di tornare qui, dove è nata la mia famiglia di contadini, sono stato un emigrante. Era la primavera del 1963 quando sono partito per andare a fare l’aiuto carpentiere in Lombardia. Poi spaccapietre in Svizzera. Servizio militare a Como, due anni nella Finanza, trent’anni da operaio edile in giro per il Nord Italia, durante i quali ho fatto tre figli, che ora vivono sparsi per il mondo. Sono tornato quando non avevo proprio più nessun impiego. Era nato come un borgo di pastori e greggi in transumanza. Roscigno Vecchia deve il suo nome agli usignoli che ancora cantano fra i tigli, l’acero e i castagni che risalgono la vallata fino al Passo della Sentinella. Ma essendo alla confluenza fra il torrente Ripiti e il fiume Calore, non è mai stato facile vivere qui. Mettevamo le briglie, ma il terreno scantonava sempre».

Il passaparola su questo piccolo pezzo di mondo dimenticato con il suo unico custode dei ricordi ha iniziato a richiamare turisti.
L’anfiteatro di Paestum è a 50 chilometri da qui, Salerno all’orizzonte, ma ci vuole più di un’ora d’auto perché la strada è quella che è. Eppure ogni giorno dell’anno qualcuno arriva fin quassù. E Giuseppe si sente meno solo. E al centro di un piccolo miracolo della storia.
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