Cirillo, il sequestro e la trattativa Stato-camorra: tutti i segreti degli anni di piombo

Cirillo, il sequestro e la trattativa Stato-camorra: tutti i segreti degli anni di piombo
Domenica 30 Luglio 2017, 16:22
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«Il processo sul mio rapimento fu fatto all’ombra di Antonio Gava. Nel senso che i magistrati che si occupavano del mio caso in realtà volevano coinvolgere soprattutto lui. La verità su quella vicenda? È quella che ho ripetuto in tutti questi anni». Lucido come sempre, così, nel giorno del suo 95esimo compleanno, Ciro Cirillo ricordò una della pagine più oscure della storia della Repubblica italiana.

Più volte Cirillo raccontò di avere saputo che per la sua liberazione fu pagato un riscatto di un miliardo e 450 milioni di lire. Ma dell’accordo Stato-camorra, con il supporto dei servizi segreti e il coinvolgimento - per alcuni decisivo - di Raffaele Cutolo, ha sempre escluso categoricamente l’esistenza: «La verità - ripeteva - l’ho detta in tutti questi anni. Ogni altra trattativa posso escluderla».

Da allora, dal giorno della liberazione, Cirillo lasciò il mondo della politica: «È stata una delle cose più brutte dell’intera vicenda legata al mio sequestro da parte della Br», ripeteva spesso. Ma, con orgoglio, rivendicava: «Chi parlava di una politica ‘marcia’ in quel periodo oggi dovrebbe essersi ricreduto. Nell’attuale vita politica c’è purtroppo un'evidente influenza da parte della magistratura, che spesso finisce con il condizionare l’elettorato. Ricordo quando fui indagato perché, da presidente della Provincia, si riteneva che non avessi vigilato in maniera corretta sul presunto inquinamento del Lago d’Averno. Nonostante la chiara tesi del mio avvocato, che non era un iscritto al partito, il giudice di primo grado ci fece capire che dovevo essere condannato. E così fu. E sapete come finì? Fui assolto in Appello».

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