Catania, traffico di petrolio con la Libia: sei arresti, tre ricercati

Catania, traffico di petrolio con la Libia: sei arresti, tre ricercati
Mercoledì 18 Ottobre 2017, 10:35 - Ultimo agg. 19 Ottobre, 11:36
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La guardia di finanza ha sgominato un'associazione a delinquere internazionale che riciclava gasolio libico rubato dalla raffineria libica di Zawyia, a 40 km ovest di Tripoli, trasportato via mare in Sicilia e successivamente immesso nel mercato italiano ed europeo. Militari del comando provinciale di Catania, con la collaborazione del Scico, a conclusione di un'indagine coordinata dalla Procura Distrettuale etnea, hanno eseguito un'ordinanza del Gip effettuando sei arresti (3 in carcere e 3 ai domiciliari): due sono maltesi, due libici e quattro italiani. Altri tre libici sono ricercati. Uno è detenuto nel suo Paese. L'operazione, denominata "Dirty Oil", conta in tutto 50 indagati.

Dopo il furto, il gasolio veniva scortato da milizie libiche e portato in Sicilia e poi immesso nel mercato italiano ed europeo mediante una società maltese. Il traffico è stato monitorato con mezzi del Comando operativo aeronavale della Gdf. L'associazione criminale si è avvalsa anche dell’opera di miliziani libici armati dislocati nella fascia costiera confinante con la Tunisia. Gli inquirenti hanno contestato anche l'aggravante mafiosa: tra i componenti dell'associazione, c'è anche Nicola Orazio Romeo, ritenuto vicino alla vicino alla famiglia mafiosa dei Santapaola-Ercolano. In un anno gli investgatori sono riusciti a documentare dettagliatamente più di 30 viaggi nei quali sono stati importati via mare dalla Libia oltre 80 milioni di kg di gasolio per un valore all’acquisto di circa 30 milioni di euro.

Tra gli arrestati, Marco Porta, amministratore delegato della MaxCom Bunker spa, Fahmi Mousa Saleem Ben Khalifa, soprannominato “il Malem” (il capo), nativo di Zuwarah (Libia), fuggito dal carcere nel 2011 con la caduta del regime di Gheddafi dove stava scontando una condanna a 15 anni per traffico di droga. Ben Khalifa ha guidato una milizia armata stanziata nella zona costiera al confine con la Tunisia ed è stato recentemente posto agli arresti per contrabbando di carburanti da parte delle autorità libiche. In manette anche il catanese Nicola Orazio Romeo, descritto dagli indagati in una conversazione intercettata come un soggetto vicino alla 
«mala, quella giusta, quella che non lo tocca nessuno», e i cittadini maltesi Darren e Gordon Debono. In carcere anche il libico Tareq Dardar, considerato dagli inqurienti il «collettore dei pagamenti e dei flussi finanziari veicolati su conti esteri nella disponibilità del Ben Khalifa»Per l'accusa, Porta, amministratore delegato della MaxCom, azienda esercente l’attività di commercio all’ingrosso di prodotti petroliferi e di bunkeraggio delle navi, si è avvalso della complicità di alcuni dipendenti della società, che ora si trovano agli arresti domiciliari.

L'associazione criminale, per la Procura, mirava ad acquisire la disponibilità di un flusso continuo di gasolio libico a un prezzo ribassato rispetto alle quotazioni ufficiali, garantendo in questo modo alla società italiana acquirente un margine di profitto costante e più elevato. Il gasolio libico sarebbe stato riciclato e immesso, all’insaputa dei consumatori finali, anche nei distributori stradali.
Una frode che avrebbe comportato un mancato incasso per il bilancio nazionale e quello comunitario di imposte per un ammontare di oltre 11 milioni di euro. 

 



 
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