Legge «Dopo di noi»
una prospettiva possibile

di Elena Carnevali
Venerdì 26 Maggio 2017, 19:57
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Egregio Toni Nocchetti,
il suo intervento sul “Mattino” è senz’altro utile per fare chiarezza sul “Dopo di noi”. Abbiamo sempre avuto la consapevolezza che non stiamo predisponendo un “livello essenziale” , cioè un diritto esigibile subito. Affermiamo, però, finalmente che le persone con disabilità, in particolare  a coloro  con disabilità intellettive relazioni, cognitive, hanno una prospettiva diversa dall’istituzionalizzazione. 

Certo, il tema delle risorse non è irrilevante. E questo nonostante che i  240 milioni di euro in tre anni siano importanti. La continuità del finanziamento permetterà  di non interrompere le sperimentazioni avviate e la nascita  graduale di un “sistema”  per la residenzialità per adulti con disabilità.

La “residenzialità adulta” per persone con disabilità è stata fino a oggi orientata alle residenza sanitarie per disabili (RSD), poche comunità alloggio e qualche comunità socio sanitaria. Ma molte regioni hanno chiuso contratti e accreditamenti su queste unità d’offerta.  Che prospettiva vogliamo?  Per alcune persone la vita autonoma si può realizzare anche presso il proprio domicilio, con il sostegno dei modesti finanziamenti del Fondo Non autosufficienza. Per molte altre, le finalità della legge sono una strada, come dimostrano le esperienze di associazioni enti locali e cooperative già messe in campo, realizzabile: si consente la convivenza in piccoli nuclei che riproducono le condizioni abitative e relazionali della casa familiare, sostenute dalla presenza di educatori. Ma le persone con disabilità continueranno a frequentare i servizi territoriali lavorativi, le loro reti amicali e ognuna potrà contare su un progetto unico e personalizzato, come la norma prevede.  Non tutte le persone con disabilità sono “pronte” per il distacco dalla famiglia.  La maggior parte non ha nemmeno avuto la possibilità di  sperimentare percorsi di preparazione. Conosco bene la solitudine delle famiglie e anche l’abbandono in cui versano, in alcune aree del Paese, per carenza di servizi ed offerta di progetti. 

Sono, tuttavia, certa che questa legge sia una piccola rivoluzione copernicana. Sia per il carattere culturale innovativo, sia perché sono state  le stesse famiglie associate a indicarci questa strada. Tutte le critiche sono ben accette. Non si deve, però, eccedere in pessimismo: in questi giorni le Regioni stanno formulando le delibere e definendo i bandi pubblici, territori e associazioni sono già pronti per partecipare. So che i bisogni hanno fretta ma sarebbe stato più facile consegnare “soldi a pioggia” lasciando alle famiglie la responsabilità di utilizzarli, piuttosto che sostenere dei progetti di vita. La legge sul Dopo di noi è l’inizio di un cammino e non la fine. Un inizio dal quale non terneremo più indietro verso modelli obsoleti e arretrati. 


*Relatrice alla Camera dei deputati della legge 112/16 
 
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