La virtù smarrita della diplomazia

di Biagio de Giovanni
Venerdì 17 Febbraio 2017, 08:12 - Ultimo agg. 08:18
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È finito il primo tempo della partita con il Real Madrid, tra qualche settimana incomincerà il secondo. Se non si entra in pieno in questo stato d’animo, se in questo stato d’animo non entrano la città e la squadra, di sicuro lo sconforto ha già vinto sulla speranza. Non dico questo per combattere una delusione che certamente c’è stata in tanti, ma per una ragione anzitutto interna allo svolgimento della stessa partita, che, pur giocata dal Napoli non all’altezza dei suoi standard, non mi è parsa che si sia svolta contro una squadra stellare, fuori portata, appartenente a un altro universo. Non avesse steccato Mertens un goal in una occasione che, ripetuta cento volte, non fallirebbe, oggi parleremmo già di una situazione diversa. Certo, insomma, tutto difficile, molto difficile, ma la partita è aperta e quando non c’è nulla da perdere le facoltà si esaltano.

Tutti attendiamo, il 7 marzo, di vedere il vero Napoli, quello che gioca il calcio più bello d’Europa, come fino a ieri molti dicevano, molti che subito si tirano indietro, mostrando una debolezza psicologica che non promette bene soprattutto se guardiamo ai titolari di certe dichiarazioni. E veniamo al primo punto. Mi sono sembrate francamente sbagliate le alluvionali, irrefrenabili dichiarazioni del Presidente De Laurentiis dopo la partita. Oltre ogni limite. Assolutamente incredibile che un presidente, a botta calda se mi permettete questa espressione, dichiari guerra all’allenatore, ovvero a quel Sarri al quale il Napoli deve tutto ciò che è, già da qualche anno, e che lotta, oggi, nelle zone altissime della classifica.

L’effetto può essere deleterio anzitutto sullo spirito della squadra che si è sentita dire che, al Bernabeu, i giocatori «non sono esistiti», e l’unico «esistito» è stato Lorenzo Insigne, l’autore del goal. Grave errore psicologico e politico, anche se contenesse un lume di verità. E non lo contiene se non minimamente, perchè la squadra, pur mostrando limiti inconsueti, ha terminato il primo tempo in pareggio, ha subito un goal impossibile, quello di Casemiro, e ha sfiorato il secondo goal nell’occasione che ho prima ricordato. Che dire, allora del Barcellona o dell’Arsenal? Tutti a nascondersi?

Ma, a parte il merito, a parte anche la possibilità di indurre Sarri a essere più coraggioso nelle sperimentazioni, sembra quello il momento per sparare sul quartier generale? A me pare proprio di no, e vi ho sentito (ma questa impressione può essere del tutto sbagliata) come una presa di distanze che non promette un grande impegno futuro. Di certo la diplomazia –che non è parola perversa e qualche volta va usata- non è il punto forte del presidente, e ricordo la dichiarazione di Higuain al momento dell’abbandono su questo aspetto del carattere presidenziale che l’avrebbe vieppiù motivato ad andarsene. Certo, lui aveva bisogno di giustificarsi, ma forse c’era anche qualche briciolo di verità in quello che disse.

La città. Ieri, nell’orario della partita, un deserto, mai vista una cosa così. Tutta Napoli intorno al televisore. Non è una cosa da poco, anche se riguarda, infine, una partita di calcio. Ogni tanto si danno delle occasioni che liberano dalle tensioni di ogni giorno, dal malessere diffuso che spesso si taglia con il coltello, da una vita, per tanti, difficile. In certi momenti ci si concentra talmente su un punto, su un avvenimento, che tutto il resto passa in seconda linea, e anche i guai della vita d’ogni giorno come per miracolo si ammorbidiscono intorno all’unico punto che in quel momento vale. La città trova il suo punto d’unità, dove convergono amicizie, sensibilità, condivisioni. Nessuna sopravalutazione, s’intende, ma pure qualcosa che non avviene dappertuto in questa dimensione.

Come se Napoli, in fondo, fosse rimasta più «città» di tante altre, e si volesse ancora bene come tale, meno di altre ridotta a una metropoli indistinta e neutra, ancora carica di una sua specifica vitalità che si mette in moto in tante forme diverse e che sarebbe opportuno si potesse manifestare anche in altre occasioni.
Ma voglio restare sulla partita anche perchè la cosa non finisce qui, attendiamo il 7 marzo. Ora derubrichiamo il tutto: si tratta, infine, di una partita e in Spagna tutto si è svolto con massimo ordine e pacifico incontro tra tifosi. Lo stesso avvenga a Napoli. Lo stesso avverrà qui, in modo che, comunque finisca (e immagino che cosa succederebbe se finisse bene), si sia vissuta una esperienza destinata restare nella cronaca alta della città.
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