«Io colpito alla schiena nell'attentato a Barcellona», tra i feriti un trentenne di Pozzuoli

«Io colpito alla schiena nell'attentato a Barcellona», tra i feriti un trentenne di Pozzuoli
di Pasquale Guardascione
Sabato 19 Agosto 2017, 09:04
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«Sono stato miracolato e ringrazio Dio se ora sto qui a raccontare quei tragici momenti». Gennaro Taliercio, 33enne metalmeccanico originario di Pozzuoli del Rione Artiaco, è tra le persone rimaste ferite nell'attentato in Spagna.
Perché si trovava a Barcellona?
«Avevo deciso di fare un viaggio da solo e volevo godermi la città. Ero arrivato sabato, sono single, e dovevo rientrare martedì prossimo. Dopo un anno di lavoro volevo fare una vacanza e rilassarmi. Ho perso mio padre molto giovane. Ho dovuto fare tutto da solo, con l'aiuto delle mie sorelle e dei miei fratelli. Questa vacanza era il momento giusto per staccare la spina e vivere un po' di giorni in maniera spensierata. E, invece...».
Dove si trovava quando c'è stato l'attentato?
«Ero nella Rambla subito dopo piazza Catalogna. Avevo deciso di fare una passeggiata dopo aver trascorso la mattinana a fare shopping».
Cosa ricorda di quei momenti?
«Nonostante sia ancora sotto choc purtroppo ricordo tutto in maniera molto lucida, come se il tempo si fosse fermato in quell'istante. Sono due giorni che non riesco a riposare sereno. Quei momenti sono fissi nella mia mente come fotogrammi. Sono distrutto e allo stesso tempo molto confuso».
Ha visto il mezzo utilizzato dagli attentatori dirigersi sulla folla?
«Ho visto il furgone fare zig-zag tra la gente: aveva già travolto sei-sette persone. Mi trovavo a fianco dell'anziano preso in pieno che, poi, è morto. Io sono stato colpito dal lato passeggeri tra la schiena e le gambe: ho fatto un volo di circa tre metri. Ho graffi ed escoriazioni per tutto il corpo. Ma mi ritengo doppiamente miracolato perché nel ricadere non mi sono fratturato nonostante la pavimentazione di marmo».
E, poi?
«Mi sono rialzato anche se mi faceva molto male la gamba. Ho cercato riparo nelle scale della metropolitana. Perché nel frattempo la polizia ha iniziato a sparare con gli attentatori che rispondevano al fuoco».
Dopo che ricorda?
«È stato il caos totale: c'era sangue dappertutto. Bambini che piangevano e urla. La prima cosa che ho fatto è stata dirigermi verso un bar e abbracciare chi c'era fuori. Dentro di me ho pensato: c'è l'ho fatta mi sono salvato e ho pianto come un bambino».
C'è un particolare che le è rimasto impresso?
«Certo, il primo soccorso ai feriti lo hanno fatto in un centro commerciale nella Rambla. Vicino a me avevo una coppia di italiani con il proprio figlio. Sentivo che i genitori rassicuravano il piccolo e gli dicevano cosa gli avrebbero comprato. Poi, qualche ora più tardi ho saputo che l'uomo è deceduto. Mi sono sentito malissimo e ho vomitato».
Quando tornerà a Pozzuoli?
«Ieri sono stato dimesso e gli uomini della Farnesina mi hanno portato dall'ospedale all'hotel. Questa mattina prenderò il volo diretto che da Barcellona mi porterà a Napoli. Ho cercato di non far sapere nulla a mia madre perché cardiopatica. Ho rassicurato i miei fratelli della situazione. Ma oggi finalmente potrò riabbracciarla: per me è come una seconda vita».