Un anno fa il terremoto di Amatrice e il sisma del 1883 che rase al suolo tutta Casamicciola

Un anno fa il terremoto di Amatrice e il sisma del 1883 che rase al suolo tutta Casamicciola
di Ugo Cundari
Martedì 22 Agosto 2017, 09:17
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A Ischia la terra ha tremato sempre. Sull'isola si registrano terremoti fin dal 1200, ma già lo storico greco Strabone scriveva che i primi abitati lasciarono l'isola proprio per le continue scosse. E la zona più esposta è sempre stata Casamicciola, gravemente colpita nel 1796, nel 1828 e soprattutto nel 1883.
 


«Qua mi pare Casamicciola» diceva Eduardo De Filippo in «Natale in casa Cupiello» quando tornando dalla cucina trova la camera da letto tutta sottosopra, e lo stesso Totò, descrivendo un melagrano in «Chi si ferma è perduto», sottolineava che costui era sbarcato a Casamicciola proprio la famosa sera del terremoto. La frase eduardiana e la battuta di Totò sono indicative di quanto la scossa dell'estate del 1883 a Ischia sia stata una di quelle entrate nella storia e nell'immaginario collettivo. Allora, alle 21.30 del 28 luglio, provocò più di duemila morti, durò tredici secondi, causò il crollo dell'80% delle abitazioni mentre il 19,9% risultò danneggiato, in pratica si salvò solo un edificio.

Molte furono anche le vittime illustri di quella scossa. Morirono per esempio anche i genitori e la sorella del filosofo Benedetto Croce, e lui stesso, allora non ancora diciottenne, fu estratto vivo dalle macerie. Così ricordò un giorno quell'episodio la figlia Lidia: «Quell'evento segnò profondamente la vita di mio padre. Aveva soltanto 17 anni ed aveva appena conseguito la licenza liceale ed era in vacanza presso la Villa Verde con la famiglia, quando la terra tremò. Morirono, sotto le macerie, il padre Pasquale, la madre Luisa e la sorellina Maria di appena 13 anni. Mio padre si salvò e fu estratto dalle macerie dopo due notti, riportando la frattura di una gamba e di un braccio. Quell'evento cambiò la sua vita con la tutela di Silvio Spaventa e con l'incubo sempre presente del terremoto. Non ritornò mai più sull'isola d'Ischia».

E qualche tempo fa ci fu anche una polemica a distanza tra Roberto Saviano e gli eredi di Croce, con il primo che sosteneva che il filosofo fu salvato solo perché fu offerto del denaro a un soccorritore. Oltre Croce, fu coinvolto anche il meridionalista Giustino Fortunato, per caso presente durante l'evento sismico e scampato al pericolo, tanto da mettersi a disposizione delle autorità e presto soccorrere anche un villeggiante, un certo Du Martean, che «salvai con uno sforzo quasi sovrumano». All'epoca Fortunato si trovava presso l'albergo della «Sentinella», da cui, scriveranno poi le cronache di quei giorni, «giunse a venir fuori illeso... ed imbarcatosi sul Tifeo, recò alla Prefettura di Napoli il triste annunzio», che arrivò infatti solo il giorno dopo, e infatti la macchina dei soccorsi, anche a causa delle difficoltà nelle comunicazioni, non funzionando più il telegrafo, si mosse con una certa lentezza, provocando grossi disagi e sicuramente non contribuendo a salvare tante vite quanto si sarebbe potuto fare.