Equitalia, addio in 6 mesi: come saldare i debiti senza interessi e sanzioni

Equitalia, addio in 6 mesi: come saldare i debiti senza interessi e sanzioni
di Francesco Pacifico
Domenica 16 Ottobre 2016, 17:04 - Ultimo agg. 17:05
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Accorpamento con l'Agenzia delle entrate. Recupero di almeno 4 miliardi da una sanatoria sulle cartelle emesse dal 2000 al 2015. Intervento da fare con un decreto collegato alla manovra e un atteggiamento più friendly verso i contribuenti. Nella conferenza stampa successiva all'approvazione della legge di stabilità in Consiglio dei ministri, Matteo Renzi ha delineato in maniera spiccia il futuro di Equitalia. Annunciandone la sua chiusura. «Ci sarà», ha dichiarato, «una fase transitoria, poi farà il suo ingresso nell'Agenzia delle entrate per almeno sei mesi per completare il percorso». Se non bastasse, complice anche la scadenza elettorale del referendum sempre più prossima, il premier ha voluto sottolineare i benefici sociali di questa scelta: «Il modello di Equitalia è stato inutilmente polemico nei confronti dei cittadini e vessatorio. Chiuderla vuol dire chiudere quel modello lì». Tanto da annunciare: «Se non paghi una tassa dal 7 novembre ti arriva un sms e non un ufficiale giudiziario».
Soprattutto quest'operazione è accompagnata da un'altra ancora più decisiva per la tenuta dei conti pubblici: una rottamazione, anche se il termine non piace a Renzi, della cartelle emesse dall'ente. Il piano garantirebbe a chi aderisce di vedersi cancellati interessi e sanzioni, una rateizzazione dei debiti con il Fisco in tre soluzioni (da pagare a distanza di dodici mesi l'una), mentre si dimezzerebbe anche l'aggio (dal 6% al 3%) riconosciuto all'agenzia di riscossione. Secondo il suo ad, Ernesto Maria Ruffini, si recupererebbero almeno 4 miliardi di euro. Quelli necessari a Pier Carlo Padoan per far quadrare una manovra da 26,5 miliardi con coperture poco strutturali.
Quella contro l'ente di riscossione è una vecchia battaglia per Renzi. Nel settembre del 2012 aprì la campagna elettorale della sua riconferma a sindaco di Firenze annunciando: «Ci muoveremo da soli per il recupero fiscale e la riscossione forzosa. Come? Con metodi meno aggressivi rispetto a Equitalia, oltre che con un notevole risparmio per le casse dell'ente». E la stessa verve l'ha messa adesso, visto che gli altri soggetti interessati hanno progetti diversi.

Tutti sono d'accordo che, così com'è, Equitalia non funzioni. Con un aggio medio del 6% e interessi di mora sotto il 5, ha incassato nel 2015 8,24 miliardi: 832,6 milioni in più rispetto all'anno precedente. Tra contenziosi aperti, impossibilità a perseguire gli incapienti e norme a salvaguardia dei contribuenti, riesce a «esigere» su 1.058 miliardi di euro accertati soltanto il 5 per cento. Poco meno di sessanta miliardi. Mentre le cartelle pazze valgono circa 217 miliardi. Senza contare il deficit di personale (nonostante lavori per 6.700 enti) o il fatto che - come hanno segnalato l'Ocse e il Fondo monetario - paga l'assenza di autonomia rispetto al ministero delle Finanze o il fatto che abbia meno strumenti per recuperare le sofferenze rispetto a quelli concessi alle banche.
Non a caso al ministero dell'Economia, quello competente sul dossier, si usano toni più cauti. «Il dossier», dicono alcuni funzionari alle Finanze, «è tutto da costruire. Seppure si andrà a una fusione con l'Agenzia delle entrate, c'è da decidere quali parti di riscossione andranno agli enti locali. Senza contare che non è da escludere un'ulteriore delega per meglio gestire la fase di passaggio». La direttrice dell'Agenzia delle entrate, Rossella Orlandi, sarebbe contraria al progetto, visto che l'ente che guida ha strumenti e personale limitati. Mentre in Senato, alla commissione Finanze, è iniziato un lavoro più generale e complessivo di riorganizzazione delle Agenzie fiscali, che dovrebbe superare le sovrapposizioni tra i diversi soggetti e migliorare l'uso delle risorse esistenti. Ma per farlo ci vuole tempo. E Renzi non ne ha.