Terremoto e bufere, un incubo
stagione sciistica ad alto rischio

Terremoto e bufere, un incubo stagione sciistica ad alto rischio
di Francesco Lo Dico
Venerdì 20 Gennaio 2017, 08:58
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Prima i furibondi strattoni del terremoto. Poi, quando l’ennesimo dramma sembrava sventato, la tragica beffa. Una montagna di ghiaccio di proporzioni spaventose, rotolata d’improvviso a valle, ha inghiottito l’hotel Rigopiano e i suoi ospiti nelle fauci del ghiaccio.

È una tragedia immensa quella che si è consumata a Farindoli. Per certi versi inedita e imprevedibile. Ma probabilmente ancora replicabile. Nessun sismologo ne fa mistero. La nuova faglia che si è attivata l’altro ieri mattina a sud di Amatrice, libererà presto o tardi altre scosse. E l’inverno anomalo, che ha sparso tonnellate di neve sulle montagne abruzzesi, continuerà ad essere contraddistinto da bruschi sbalzi. 

Il rischio di nuove valanghe alimentato dalle scosse del terremoto è palpabile e allarmante. «La neve, trascinandosi verso valle porta con sé legname, alberi, a volte pietre – spiega il Soccorso alpino - Basti pensare che un metro cubo di neve può arrivare a pesare una tonnellata circa. Per cui immaginate un fronte lungo trecento metri che capacità distruttiva può avere». 
 

Non è una variabile da poco, quella che incombe sulla stagione turistica dopo il sisma. Ogni anno migliaia di visitatori, comitive di amici, famiglie, fanno visita alle splendide mete sciistiche d’Abruzzo. Ma ora, chi potrebbe garantire per la loro sicurezza? «Il fatto certo è che presto la neve si scioglierà – commenta il presidente dell’Ordine dei Geologi abruzzesi Nicola Tullo – e che quando succederà, partiranno molte frane che metteranno in ginocchio un territorio già terribilmente dissestato. Anche nelle zone montuose del pescarese, due metri e mezzo di neve sono un’eccezione. Non si è attrezzati per fenomeni simili. Rispetto al Nord, qui non vige una consolidata tradizione in fatto di prevenzione delle valanghe, tanto è vero che qui una mappa delle valanghe non c’è». È un tema non trascurabile, dato che ogni anno migliaia di visitatori, di cui una larga fetta campani, affluiscono in splendide piste sciistiche come quelle di Roccaraso e Rivisondoli. Le stesse località dove appena la settimana scorsa, prim’ancora del sisma, le temperature polari e la bufera avevano bloccato per ore migliaia di turisti prima di far rientro nelle loro città. 

Ma ora che valanghe e terremoti incombono, come riuscire a comprendere quali località sono immuni da rischio? «Data l’eccezionalità dei fenomeni di questi ultimi giorni, occorre monitorare una per una le strutture ricettive – risponde Tullo – non si può pensare di penalizzare tutti indiscriminatamente, altrimenti si metterebbe in ginocchio una delle poche filiere rimaste in piedi nella nostra Regione». I tempi sono però angusti. Difficile riuscire a mappare tutte le strutture ricettive a rischio. «Pensare di fare prevenzione nel corso di un’emergenza sismica– osserva il primo ricercatore dell’Igag Cnr Andrea Billi – serve a poco. Le misure davvero importanti in termini di sicurezza sono quelle pensate a lungo termine». 
 
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