Ponte Morandi, un altro ostacolo: Fincantieri e Italferr senza le carte in regola

Ponte Morandi, un altro ostacolo: Fincantieri e Italferr senza le carte in regola
di Umberto Mancini
Domenica 23 Settembre 2018, 08:30 - Ultimo agg. 12:02
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Percorso sempre più in salita per la ricostruzione del ponte di Genova, crollato il 14 agosto. Non solo manca l'indicazione del commissario, anzi del super commissario, che dovrà decidere, dribblando regole, cavilli burocratici e norme europee, a chi affidare l'appalto, ma le due aziende pubbliche indicate dal governo per realizzare il nuovo viadotto non hanno le carte in regola per poterlo fare. Anche se, va subito detto, non si può escludere che le richiedano in tutta fretta.
 
Al momento però Fincantieri e Italferr non hanno le certificazioni Soa necessarie. Si tratta di requisiti tecnici particolari che vengono assegnati da enti terzi in ragione di certi parametri, cioè della capacità di poter realizzare opere infrastrutturali di queste dimensioni. In sostanza, si tratta di una specie di passaporto - obbligatorio in Italia - che certifica le esperienze maturate nel settore, il know how costruttivo, le professionalità, la specializzazione. Nello specifico, secondo quanto risulta dall'elenco delle imprese qualificate dell'Anac, sia Fincantieri che Fincantieri Infrastructure possiedono solo le attestazioni Soa per tre categorie: OG7 (opere marittime e lavori di dragaggio), OG11 (impianti tecnologici) e OS18-A (componenti strutturali in acciaio). Ma non la OG3, l'attestazione per strade, autostrade, ponti, viadotti, ferrovie e metropolitane. Italferr, invece, non risulta proprio nell'elenco.

Fincantieri, tirata in ballo a più riprese, ha detto fin da subito di essere in grado di ricostruire il ponte, dando la propria disponibilità anche per spirito solidaristico e per la forte presenza nella regione (in Liguria ha tre poli manifatturieri e un quarto della forza lavoro in Italia). Nel gruppo figura infatti Fincantieri Infrastructure, nata lo scorso anno, che sta realizzando due ponti in Belgio e sta ampliando le competenze nel settore attraverso acquisizioni mirate. C'è da dire che proprio l'ad del gruppo, Giuseppe Bono, aveva anche fatto intendere che sarebbe sceso in campo a fianco di Autostrade per l'Italia, che l'attestato Soa lo ha da anni.

In attesa della pubblicazione del decreto Genova (la bozza sarebbe all'attenzione del Quirinale in queste ore), una strada potrebbe essere quella di far partecipare Fincantieri a una cordata di imprese in cui compaia anche una società qualificata. Da qui l'ipotesi di ripescare nel consorzio anche Autostrade o una delle controllate come Pavimental. Un modo per coinvolgere il gruppo dei Benetton ed evitare contenziosi miliardari. Il decreto messo a punto a Palazzo Chigi, in evidente contrasto con le direttive europee, sottolinea infatti che Autostrade deve solo pagare le spese di ricostruzione, anche se non esclude di fatto una partecipazione. Il testo rimanda comunque al commissario la scelta finale su chi deve ricostruire. Ma qui entra in gioco un altro fattore, quello delle coperture finanziarie.

È molto probabile che se il concessionario accetterà di pagare i costi della ricostruzione - si tratta di circa 500 milioni - chiederà delle garanzie nel caso in cui fosse ritenuto dai giudici non responsabile o responsabile solo in parte del disastro. Garanzie che difficilmente il commissario potrò dare visto che nel decreto non sono previsti fondi ad hoc. Anche il meccanismo del ricorso alla Cdp o alle banche per ottenere i finanziamenti, cedendo i crediti, potrebbe creare problemi di copertura finanziaria.

Il rischio - al di là delle tecnicalità e dei cavilli giuridici - è che tra progetto esecutivo, verifica dei requisiti, nomina del commissario e affidamento dei lavori, si perda altro tempo prezioso.

Da Palazzo Chigi si giura che entro la settimana arriverà la nomina del super commissario e che si farà di tutto per bruciare le tappe.

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