Una successiva perizia medico legale disposta dal tribunale civile di Pesaro, aveva poi stabilito che Lorenzo era morto per «un grave danno epatico tossico da farmaci». Non sufficiente, per i giudici marchigiani, per includere il nome del militare fragagnanese tra gli omicidi riconosciuti e da risarcire.
A cedere alle insistenze della famiglia Miccoli che non si dà pace, è stata la senatrice del gruppo misto Gambaro prima firmataria dell’interrogazione al ministro della Salute che ancora non ha avuto risposta.
Nell’esporre il caso del giovane militare di leva, la senatrice parla delle tante ombre di quel reparto di ematologia. «Si sarebbe parlato di tutto – scrive -, dalle sperimentazioni e ricerca al di fuori dei protocolli sanitari per l’impianto di cellule staminali ai malati talassemici alle ipotesi di sabotaggio». L’interrogazione al ministro rimette poi in luce l’episodio più inquietante di tutta quella brutta storia. Quella «di un testimone chiave per le indagini giudiziarie, il portantino della struttura sanitaria, Claudio Guiducci, morto suicida nel 1998 poco prima della sua deposizione al processo».Sempre nell’atto parlamentare, che farà sicuramente parte del nuovo fascicolo aperto presso la Procura marchigiana, si ricorda come lo stesso Lorenzo Miccoli, il giorno prima della sua morte, «aveva confidato ai genitori che gli era stata iniettata una “strana” sostanza medica, forse preavvertendo il triste epilogo della sua vita». La richiesta della famiglia Miccoli, fatta propria dalla senatrice, punta alla riesumazione della salma, cosa, questa, rifiutata dal tribunale sulla base di pareri di esperti che hanno sostenuto la generica «inutilità di nuovi esami autoptici».
Da qui la richiesta al ministro. «Si chiede di sapere – si legge - se il ministro in indirizzo voglia chiarire, alla luce dei progressi della scienza medica, se la riesumazione della salma di Lorenzo Miccoli ed i successivi esami chimico-tossicologici siano utili al fine di acquisire nuovi e determinanti elementi in ordine alla causa del decesso avvenuta a Pesaro il 3 marzo 1995 ed in particolare in ordine all’origine dell’insufficienza epatica acuta che portò alla morte del ragazzo».