Etruria, la procura di Arezzo indaga anche sulle false consulenze

Etruria, la procura di Arezzo indaga anche sulle false consulenze
Martedì 5 Dicembre 2017, 18:08 - Ultimo agg. 6 Dicembre, 10:27
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Per il dissesto di Banca Etruria si è aperto un nuovo filone di inchiesta che ipotizza il reato di false consulenze, che potrebbe portare a nuovi avvisi di garanzia per gli ex vertici. La Procura di Arezzo ha delegato alla Guardia di Finanza un'indagine volta a verificare le consulenze affidate dagli ultimi due consigli di amministrazione dell'istituto di credito (quelli presieduti da Giuseppe Fornasari e Lorenzo Rosi) per le consulenze affidate tra il 2013 e il 2015, per un importo complessivo di circa 13 milioni di euro, che potrebbero aver contribuito alla bancarotta.

Il nuovo filone di indagine, coordinato dal procuratore capo Roberto Rossi con il pool di magistrati che si occupa dell'inchiesta sul crac di Banca Etruria, si aggiunge a quelli già aperti sui prestiti finiti nella bancarotta, sulle presunte truffe sulle obbligazioni e sull'ipotesi di falso in prospetto e ricorso abusivo al credito per le obbligazioni subordinate emesse nel 2013.

Il fascicolo è stato aperto dalla Procura in seguito alle relazioni inviate dagli ispettori di Banca d'Italia che hanno segnalato consulenze dubbie per circa 13 milioni di euro. Secondo quanto si è appreso, nelle scorse settimane gli investigatori delle Fiamme Gialle hanno inviato una prima informativa alla Procura.

Tra le decine di consulenze affidate dai due cda di Banca Etruria, il nucleo di polizia tributaria della Guardia di
Finanza avrebbe messo sotto osservazione quelle affidate agli advisor Kpmg, Rotschild e Lazard ma anche ad alcuni rinomati studi professionali a livello nazionale

Gli investigatori hanno evidenziato le consulenze decise direttamente dall'allora direttore generale Luca Bronchi (indagato in vari filoni di inchiesta) e quelle che vennero esaminate dai due ultimi cda al completo, guidati rispettivamente da Giuseppe Fornasari e Lorenzo Rosi (Pierluigi Boschi, padre della sottosegretaria Maria Elena Boschi, era presente con Fornasari come consigliere senza deleghe e con Rosi era vicepresidente).

«A oggi nulla risulta trasmesso al Consiglio, quindi il Consiglio non ha iniziative a decisioni da assumere», ha detto intanto il vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini, sul caso banca Etruria e dopo l'audizione del procuratore di Arezzo in Commissione d'inchiesta sulle banche. Nei giorni scorsi il senatore di Idea Andrea Augello, ritenendo che il procuratore fosse stato reticente in quella audizione, aveva sollecitato la trasmissione delle carte al Csm.



 

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