«BASTAVA CHIEDERE»
Secondo la ricostruzione della Procura, Ermanna Chiari avrebbe eseguito centinaia di esami cardiografici - 800 gli episodi scoperti, molti dei quali però prescritti - ad amici e conoscenti senza fare pagare loro il ticket e facendo saltare la lista d’attesa. «Mio nipote è specializzando, tramite lui mi hanno fatto passare», ha ammesso una donna ascoltata in procura. «Ogni volta che ho avuto bisogno mi è bastato chiedere e non ho mai pagato il ticket, mi faceva gli esami in amicizia», ha riferito un uomo beneficiario della generosità del medico. Gli episodi contestati nell’udienza preliminare iniziata venerdì sono 43 e le indagini avrebbero appurato un danno alle casse della sanità pubblica di circa 3.000 euro (il ticket per gli esami andava dai 60 ai 90 euro), denaro che la dottoressa Chiari si dice pronta a versare come risarcimento alleggerendo così la propria posizione.
MEMORIA CANCELLATA
Con la specialista di eco-cardiografia è finito a processo anche un collega, Antonio Curnis, in forze al reparto di Cardiologia.
L’accusa nei suoi confronti è di intralcio alla giustizia perché dopo avere «prestato» la propria apparecchiatura alla dottoressa Chiari per farle eseguire i suoi “eco-favori”, avrebbe fatto cancellare le memorie con i dati dei pazienti. Così facendo avrebbe impedito agli inquirenti di fare piena luce su come erano state utilizzate le apparecchiature del laboratorio di cui è responsabile. Agli atti dell’inchiesta ci sono le testimonianze di due specializzandi: «Ci disse al telefono di andare a cancellare la memoria degli ecocardiografi». La telefonata agli specializzandi, per far cancellare la memoria delle apparecchiature, il medico l’avrebbe effettuata l’estate scorsa mentre era in vacanza.