Due scelte diverse. Se, per farlo riprendere dal deperimento legato al suo sciopero della fame, Alfredo Cospito è stato ricoverato all'ospedale San Paolo di Milano, per il boss mafioso Matteo Messina Denaro, malato di cancro al colon, è stata allestita una stanza per la chemioterapia nel carcere di massima sicurezza dell'Aquila. Spiegano al Dap, il Dipartimento di amministrazione penitenziaria: «La scelta del trattamento sanitario a un detenuto al 41 bis è, come prevede la legge, legata alla situazione e condizione individuale. Per Matteo Messina Denaro è stato valutato il rischio per la sicurezza in caso di trasferimento ospedaliero». E per il capomafia stragista il ciclo di chemioterapie è ormai avviato in carcere, sotto la vigilanza del primario dell'ospedale oncologico dell'Aquila, Luciano Mutti.
L'assistenza sanitaria ai detenuti, che dal 2018 è stata definitivamente trasferita al Sistema sanitario nazionale, è una delle maggiori incombenze del Dap che deve vigilare su come vengono attuati i trattamenti medici.
Ci sono stati casi in cui per alcuni detenuti al 41 bis, trasferiti in ospedale per malattie gravi, sono state segnalate «incompatibilità» con la detenzione chiedendone il trasferimento a casa. Fu così per Raffaele Cutolo ed è quello che accade ora per Antonio Tomaselli, detto «penna bianca» per il colore dei capelli, affiliato alla cosca Santapaola di Catania. È ricoverato all'ospedale San Paolo di Milano come Cospito. È malato terminale, in ospedale da sette mesi. Gli avvocati denunciano condizioni gravissime di salute, chiedendo che Tomaselli possa tornare a casa. Fu sempre all'ospedale di Milano che, dopo un ricovero di due anni, nel 2016 morì il boss Bernardo Provenzano e qui fu ricoverato anche Totò Riina. Insomma, con un piantonamento rigoroso affidato a un nucleo speciale della polizia penitenziaria, anche i detenuti al 41 bis affiliati di mafia e camorra possono essere trasferiti in ospedale per essere curati da specialisti. Capitò per pochi giorni anche a Cosimo Di Lauro, capoclan della guerra di Scampia, morto a giugno scorso in circostanze da chiarire su cui c'è in corso ancora un'inchiesta giudiziaria. Nel 2022, sono stati 1187 i trasferimenti temporanei per visite ospedaliere di detenuti al 41 bis, mentre 88 sono stati i ricoveri. Numeri in incremento rispetto all'anno precedente, quando i ricoveri furono 83. Spiegano all'associazione Antigone: «È dovuto all'aumento dell'età media dei detenuti al 41 bis, che sui 728 attuali è di 58 anni. Ben 340 hanno oltre 60 anni». Età da controlli medici e rischi di patologie. Se 10 sono i Sai, otto sono invece gli ospedali italiani con una stanza o un padiglione attrezzati per ricoverare detenuti in massima sicurezza: a Genova, Milano, Viterbo, Roma, Palermo, Catania e due a Napoli dove c'è il padiglione Palermo al Cardarelli e delle stanze al Cotugno. Garantire i diritti dei detenuti, anche quelli al carcere duro, assicurando condizioni di sicurezza: Regioni, Asl e Dap riscrivono di continuo accordi. E tutti i direttori delle carceri hanno ormai contatti quotidiani con i direttori generali delle Asl.