Decaro: «Giuliani non è un modello
nelle città serve più prevenzione»

Decaro: «Giuliani non è un modello nelle città serve più prevenzione»
di Gigi Di Fiore
Domenica 19 Marzo 2017, 09:40
5 Minuti di Lettura
 Sindaco di Bari del Pd, Antonio Decaro è presidente dell’Associazione nazionale comuni italiani (Anci).


 Sindaco Decaro, dà sempre un giudizio favorevole sul decreto sicurezza approvato alla Camera?

«Sicuramente. L’Anci ha seguito passo dopo passo con il ministro alcune ipotesi inserite nel testo».

Come il ruolo maggiore riconosciuto alla polizia locale?

«Sì. È stato sbloccato il turn over per assumere altri agenti all’80 per cento quest’anno e al 100 per cento l’anno prossimo. E poi l’assegnazione dell’equo indennizzo, che riconosce alla polizia locale, nell’ambito delle sue competenze, attività di rilievo nel controllo del territorio».


Sui parcheggiatori abusivi, il testo finale è diverso dalle proposte dell’Anci?

«Alla fine possiamo ritenerci soddisfati anche su questo tema. C’è la possibilità di allontanare dalle zone della loro attività i parcheggiatori abusivi con una sorta di Daspo. E i sindaci saranno parte attiva in una procedura, la cui esecuzione spetta poi alle forze di polizia».

In che modo?

«Possiamo individuare aree sensibili della città, dove sappiamo esiste il fenomeno dei parcheggiatori abusivi che si dividono il lavoro. Le segnaliamo e la polizia, su nostra disposizione, li allontana per 48 ore. Se il divieto non viene rispettato, l’allontanamento sale a sei mesi. In caso di ulteriore inosservanza, scatta il reato».

Può essere un reale deterrente per i parcheggiatori abusivi?

«Il semplice sequestro delle somme intascate dai parcheggiatori è insufficiente. Si tratta sempre di piccole somme, perché saltuariamente passa qualcuno a raccogliere il denaro in modo da far trovare il parcheggiatore sempre con poco. Il Daspo temporaneo, invece, li allontana dalle zone della loro attività».

Siete a conoscenza che i parcheggiatori, in molte città, sono collegati alla criminalità organizzata?

«Lo sappiamo da anni, non c’è bisogno che ce lo venga qualcuno a dire. La consegna periodica a complici del denaro intascato per evitare sequestri ne è conferma. Qualche deterrente si doveva studiare e quello individuato mi sembra un buon inizio».

Prima i deputati di Democrazia solidale-Centro democratico poi, sulla loro scia, anche Roberto Saviano criticano l’ipotesi del Daspo e parlano di sindaci-sceriffi. Cosa ne pensa?

«Che evidentemente non è stato letto con attenzione il testo del decreto. Noi non siamo, come lo fu il sindaco Giuliani a New York, coordinatori della polizia. Abbiamo invece il polso diretto della città e segnaliamo con decreti appositi situazioni di sofferenza e illeciti. Definiamo le zone, disponiamo momentanei allontanamenti, ma il resto spetta al questore».

I sindaci nuovi soggetti nel sistema sicurezza?

«È la filosofia del decreto e mi sembra condivisibile. I cittadini, se si sentono insicuri, non vanno certo a protestare dal questore o dal prefetto, ma vengono da noi. Possiamo intercettare segnalazioni, come accade, da singole persone, come da associazioni o parrocchie. Il decreto trasforma la nostra presenza nel Comitato per l’ordine pubblico da ospiti a componenti fissi per legge. Con questore, prefetto, forze dell’ordine saremo organismo stabile anche in un comitato metropolitano in un ruolo di sentinella sul territorio comunale».

Il decreto assegna ai sindaci, nella prevenzione sulla sicurezza, anche il compito di intervenire su situazioni di degrado e abbandono. Cosa significa?

«Che finalmente si comprende che il problema criminale non va affrontato solo con la repressione che spetta ad altre istituzioni. Il degrado, come l’illegalità rappresentata dai parcheggiatori abusivi o da chi vende merce contraffatta e senza licenza, crea un humus in cui pesca poi la grande criminalità. A noi spetta intervenire per affrontare il degrado urbano, con i nostri poteri amministrativi e con i decreti di segnalazione di zone di sofferenza, su cui non ci sarà più bisogno di convalida prefettizia».

I sindaci come antenne istituzionali sul territorio, per fornire alle forze di polizie ulteriori elementi per intervenire?

«Sì, la conoscenza e le ricognizioni ci consentiranno poi di elaborare piani di rigenerazione di pari passo con quelli di contrasto che spettano alle forze di polizia».

Saviano dice che questo decreto è di destra. Cosa ne pensa?

«Mi spiace che si pensi ancora alla sicurezza come tema etichettabile con categorie politiche. La preoccupazione della sicurezza non è di destra né di sinistra. È un tema sociale importante. Punto. Certamente, se i cittadini vivono una percezione di sicurezza negativa, i primi a cui si rivolgono sono i sindaci. Come si poteva tenerli ancora fuori da un processo di conoscenza sulle sofferenze cittadine da interventi amministrativi?».

C’è chi dice che questo nuovo ruolo dei sindaci rischia di diventare solo uno strumento di consenso elettorale. È così?

«Sono invece assunzioni di nuove responsabilità, anche rischiose. Io sono finito da mesi sotto scorta, per le mie ordinanze che, in occasione delle feste per san Nicola, vietavano vendite abusive di alimenti a rischio per l’igiene, il decoro e la salute della gente. Ho ricevuto minacce, perché quei rivenditori avevano legami criminali. Sono andato avanti, le vendite sono state fatte solo da chi era in regola. Minacce e intimidazioni ricevute mi hanno fatto assegnare una scorta».

I sindaci come tramiti di informazioni utili per la sicurezza?

«Sì, l’idea mia e dell’Anci è che sia necessario fare rete.
Collegarci alle associazioni, a chi lavora sulle aree cittadine ogni giorno. Il sindaco come front office, vicino alla comunità. Un tramite attivo e collaborativo, con chi ha poi il potere di repressione sulle diverse forme di criminalità».
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