Cucchi, la sorella in aula: «Sul volto di Stefano i segni della solitudine»

Ilaria Cucchi mostra la foto del fratello Stefano dopo la sentenza della corte d'appello sul processo Stefano Cucchi (FOTO ANSA)
Ilaria Cucchi mostra la foto del fratello Stefano dopo la sentenza della corte d'appello sul processo Stefano Cucchi (FOTO ANSA)
Martedì 17 Luglio 2018, 14:55 - Ultimo agg. 15:21
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«Quando vidi Stefano all'obitorio, aveva il volto tumefatto, un occhio fuori dall'orbita, la mascella rotta. Aveva sul volto i segni della solitudine». Così Ilaria Cucchi, la sorella di Stefano Cucchi - il giovane romano morto a Roma nell'ottobre 2009 una settimana dopo il suo arresto per droga - oggi in aula, sentita nell'ambito del processo che vede imputati cinque carabinieri, tre dei quali accusati di omicidio preterintenzionale.
 
 


Ilaria Cucchi ha ricostruito tutto il vissuto di questa vicenda, partendo dall'ultima volta che ha visto il fratello (due giorni prima l'arresto), e poi focalizzando l'attenzione anche sui problemi di tossicodipendenza del giovane. «In passato ebbe problemi di tossicodipendenza - ha detto - Nel 2004 decise di entrare in comunità di recupero in maniera autonoma. Sembrava si stesse riprendendo; ma a fine 2007 ebbe una terribile ricaduta».

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«La morte di un figlio è terribile, non ti potrai mai rassegnare» ha detto invece tra le lacrime la madre, Rita Calore,  chiamata alla testimonianza in aula dalla pubblica accusa. Calore ha ricostruito tutti gli attimi della storia del figlio Stefano, a partire dalla sera precedente all'arresto e fino al giorno in cui vide il corpo senza vita in obitorio. «Non l'ho riconosciuto. Quello che vedevo non era più Stefano - ha detto - era uno scheletro, tutto nero, un occhio di fuori, la mascella fratturata».

E la sera prima dell'arresto, forse un presagio. «Mio figlio mi disse "abbracciami, dormi tranquilla, vedi che adesso sto bene". Fu l'ultimo abbraccio con mio figlio. Verso l'una di notte sentii suonare il citofono: erano i carabinieri che venivano per la perquisizione». E il giorno dopo «mio marito andò in tribunale; al ritorno disse che Stefano era stato trattenuto. Era disperato. La prima cosa che mi disse fu che mio figlio l'aveva trovato gonfio in viso e pesto sotto gli occhi; e che forse qualche pugno glielo avevano dato».

L'ultimo giorno, la terribile notizia. «Due carabinieri mi consegnarono un foglio e poi uno mi disse "devo darle una brutta notizia: suo figlio è deceduto. È questo foglio è per nominare un consulente per l'autopsia".
Come pazzi, con mio marito corremmo al Pertini. L'unica cosa che ci dissero fu: "Suo figlio si è spento"».

 
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