Genova, sequestrati pc e mail. L'ipotesi della Procura: tirante rotto

Genova, sequestrati pc e mail. L'ipotesi della Procura: tirante rotto
di Sara Menafra
Sabato 18 Agosto 2018, 08:30
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GENOVA - Intercettare ex post - attraverso il sequestro di hard disk e mail e ogni materiale informatico - i dirigenti di Società Autostrade in Liguria. È una mossa forte quella scelta dalla procura di Genova per il primo passaggio formale dell'indagine sul viadotto Morandi, iscritta per disastro e omicidio plurimo colposo e attentato alla sicurezza dei trasporti. Il pool investigativo composto da Guardia di finanza, Squadra mobile e Vigili del fuoco sta eseguendo da ieri pomeriggio un decreto di sequestro che porterà negli uffici giudiziari tutti gli atti relativi alla costruzione e alla manutenzione del ponte crollato. L'ordine di sequestro è diviso in parti diverse. Da un lato l'indicazione di mettere i monconi di ponte ancora in piedi sotto stretta sorveglianza, con divieto, persino ai periti, di salire su quel che resta del viadotto senza specifiche autorizzazioni. I detriti precipitati saranno invece trasferiti in un'area per essere analizzati. E, contemporaneamente, i pm Paolo D'Ovidio, Walter Cotugno e Massimo Terrile hanno deciso di acquisire, oltre alle carte, ogni mail o documento digitale, inclusi gli hard disk, dei dirigenti che hanno partecipato alle decisioni sulla manutenzione del Viadotto.
 
Tra i documenti che i pm acquisiranno nei prossimi giorni c'è, ovviamente, anche lo studio che proprio Società Autostrade aveva commissionato al Politecnico di Milano per verificare, lo scorso autunno, la staticità del ponte Morandi. Il documento aveva effettivamente rilevato anomalie rilevanti e specificava che gli stralli (ovvero i tiranti) 9 e 10 poi precipitati, si presentavano con «deformata modale non conforme alle attese e meritevole di approfondimenti». Il professor Stefano Della Torre, coordinatore del Dipartimento di Architettura, Ingegneria delle costruzioni e ambiente costruito è molto esplicito nel ricordare quei risultati: «Le anomalie erano evidenti e necessitavano approfondimenti. Proponemmo ad Autostrade un monitoraggio strumentale continuo, al posto dei controlli trimestrali che venivano fatti sul ponte».

I politici locali ricordano invece che fino a pochi giorni prima della tragedia, la società rassicurava costantemente i residenti. Il 18 luglio scorso, nel corso dell'ultima audizione davanti al consiglio comunale di Genova, «avevano detto che non c'era da preoccuparsi, annunciando la nuova manutenzione che doveva partire in autunno» ricorda l'ex vicesindaco Stefano Bernini.
 

L'inchiesta, però, potrebbe presto allargarsi anche al ruolo del ministero dei trasporti. Ieri, il professor Antonio Brencich, che guida il gruppo di studio appena nominato dal governo si è già sbilanciato: «La rottura di uno strallo è un'ipotesi di lavoro seria, dopo tre giorni è solo un'ipotesi, ma pioggia e tuoni ed eccesso di carico sono ipotesi fantasiose, che non vanno neanche prese in considerazione». Il sottosegretario ed ex assessore genovese Edo Rixi ha avviato anche un'indagine interna sul comportamento dell'ufficio di valutazione della concessioni, l'ex Ivca che nel 2012 è passato da Anas alla diretta gestione ministeriale. La struttura aveva compiuto l'ultima ispezione sul viadotto Morandi la scorsa primavera. Un'analisi documentale, basata sugli atti forniti da Autostrade (il ministero non ha strumentazione autonoma) ma che concludeva con evidenziare la «necessità» di una urgente ristrutturazione. I contatti tra ministero e procura sono stati presi già ieri, «in tempi rapidi manderemo anche il frutto dell'inchiesta interna», spiega Rixi.
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