La Corte Europea per i diritti dell'uomo e le libertà fondamentali (Cedu) ha comunicato formalmente i ricorsi al Governo italiano, spiega l'Arci, ed ha posto dei precisi quesiti per conoscere le modalità dell'espulsione e se siano stati rispettati i diritti e le garanzie previste dalla Convenzione europea. «I cittadini sudanesi- sostiene l'Arci - furono oggetto di una vera e propria “retata” a Ventimiglia, alcuni furono trasportati in condizioni disumane e poi rinchiusi illegittimamente nell' hotspot di Taranto. Quindi vi fu il tentativo di rimpatriarli tutti. Alcuni furono effettivamente riportati in Sudan e 5 di loro incontrarono rappresentanti di Asgi (Associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione) ed Arci che, tra il 19 ed il 22 dicembre 2016, si recarono a Khartoum grazie al supporto di una delegazione di parlamentari europei del gruppo della Sinistra europea». «Tutti coloro che non furono rimpatriati - prosegue l'Arci - hanno ottenuto il riconoscimento della protezione internazionale in Italia, in quanto soggetti a persecuzioni e discriminazioni nel Paese da cui provenivano.
I ricorsi hanno denunciato la violazione di diverse norme della Convenzione Edu e della Convenzione di Ginevra. Il Governo italiano, entro il 30 marzo 2018, dovrà fornire una risposta al proprio operato dinanzi alla Corte europea per i diritti dell'uomo. «L'azione giudiziaria costituisce una tra le iniziative intraprese - rende noto l'Arci - per contrastare i processi di esternalizzazione delle frontiere e del diritto di asilo attuati dal Governo italiano, che nel corso dell'ultimo anno si sono concretizzati anche nei nuovi accordi con la Libia e più recentemente col Niger, dove l'Italia invierà militari e armamenti. Un ricorso è stato presentato dall'Asgi anche contro l'uso dei fondi della cooperazione allo sviluppo per finanziare il rafforzamento della guardia costiera libica».