Caso Woodcock, il teste denuncia: «Io, minacciato dal pm»

Caso Woodcock, il teste denuncia: «Io, minacciato dal pm»
di Leandro Del Gaudio
Martedì 20 Febbraio 2018, 10:37 - Ultimo agg. 13:21
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Gli avrebbe mostrato la finestra del suo ufficio e neanche tanto in lontananza il profilo del carcere di Poggioreale, fino a chiedergli se «volesse fare una vacanza». Poi gli avrebbe mostrato dei fili, per fargli capire che era stato intercettato, fino ad alimentare un clima di inquietudine nel testimone. È uno dei retroscena che emergono dal capo di incolpazione a carico di Henry John Woodcock, magistrato napoletano sotto procedimento disciplinare per alcune presunte scorrettezze commesse nel corso della gestione della fase più critica dell'inchiesta Consip. In sintesi, assieme alla collega Celeste Carrano, Woodcock risponde dell'accusa di non aver iscritto nel registro degli indagati Filippo Vannoni, interrogandolo senza un difensore e non al riparo delle garanzie previste a chi è sotto inchiesta. Il solo Woodcock risponde invece anche di una intervista resa a Repubblica, nel corso della quale difendeva l'operato dell'allora capitano del Noe Gianpaolo Scafarto, finito sotto inchiesta della Procura di Roma.
 
Ieri, dal capo di incolpazione pronunciato dinanzi alla quarta sezione disciplinare, emergono anche particolari sul metodo che sarebbe stato usato dal pm anglonapoletano per convincere il teste a confessare. Assieme alla collega Celestina Carrano avrebbe lasciato mano libera ad ufficiali e agenti di polizia giudiziaria (tra i quali c'era lo stesso maggiore dei carabinieri Scafarto), permettendo a tutti loro di «svolgere in maniera confusa e contemporaneamente, una molteplicità di domande» e di invitare Vannoni a «confessare». È stato il pg della Cassazione Mario Fresa ad integrare l'accusa a carico dei colleghi napoletani, sulla scorta della testimonianza resa dallo stesso Vannoni, che davanti ai pm romani (a cui l'inchiesta Consip era stata intanto trasmessa) lamentò di essere stato ascoltato a Napoli con modalità lesive della sua dignità. Una mossa obbligata, quella del Pg, imposta dalla sezione disciplinare, che ha ritenuto troppo generico su questo punto il capo di incolpazione, cioè l'atto di accusa nei confronti dei due pm, accogliendo un'obiezione della difesa che puntava ad ottenerne la nullità e lamentava la lesione dei propri diritti. Ma proviamo a ripercorrere le tappe di questa vicenda. L'interrogatorio di Vannoni davanti ai pm di Napoli avvenne il 21 dicembre del 2016. Il giorno prima era stato ascoltato l'allora amministratore delegato di Consip Luigi Marroni che aveva indicato in Vannoni, oltre che nel ministro dello Sport Luca Lotti, nel generale dei carabinieri Tullio Del Sette e nell'ex comandante della legione Toscana Emanuele Saltalamacchia, la fonte della notizia riservata che c'era un'inchiesta in corso. Tutti vennero iscritti nel registro degli indagati, ad eccezione di Vannoni, perché secondo i pm napoletani su di lui non c'erano ancora gli elementi necessari per farlo. Ieri non si è entrati nel merito delle accuse. Ma i difensori dei due pm - l'ex procuratore di Torino Marcello Maddalena Marcello Maddalena per Woodcock e il procuratore di La Spezia Antonio Patrono - hanno insistito sulla «inattendibilità» di Vannoni, che ai magistrati romani avrebbe raccontato che in quell'interrogatorio aveva difficoltà a respirare perché Woodcock fumava; e che i pm napoletani lo avevano lasciato a lungo ad aspettare al freddo e al gelo prima di convocarlo. «Da anni Woodcock non fuma più» e questo rileva sulla «credibilità di Vannoni», hanno detto Maddalena e Patrono, che hanno chiesto e ottenuto che siano convocati come testimoni gli ufficiali e gli agenti di polizia giudiziaria presenti il giorno dell'interrogatorio.

Della difesa è stata accolta anche un'altra istanza: poter vedere gli atti contenuti nel fascicolo aperto dalla Prima Commissione del Csm sull'inchiesta Consip. L'accesso a quelle carte era stato sinora negato, eppure «gli organi di informazione ne hanno ampiamente e diffusamente dissertato», aveva fatto notare Maddalena, lamentando anche da questo punto di vista la lesione dei diritti di difesa. Niente da fare invece per la richiesta di ottenere l'astensione di due giudici, componenti anche della prima commissione, e di sollevare davanti alla Consulta un'eccezione di incostituzionalità sulla mancanza di una norma che impedisca questo doppio ruolo. Altri testimoni saranno sentiti - prossima udienza il 15 marzo - sulla contestazione che riguarda il solo Woodcock: aver tenuto «un comportamento gravemente scorretto», sia nei confronti dell'allora procuratore reggente di Napoli Nunzio Fragliasso, sia nei confronti dei pm della Capitale, per la difesa di Scafarto in un colloquio-intervista.

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