Capitali all'estero, scudo bis da 2 miliardi

Capitali all'estero, scudo bis da 2 miliardi
di Francesco Pacifico
Giovedì 13 Ottobre 2016, 08:35 - Ultimo agg. 15:51
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Se Oltreconfine ci sono almeno 150 miliardi di euro nascosti dai contribuenti italiani, nelle banche di casa nostra sono stati occultati al fisco almeno 50 miliardi tra soldi liquidi e preziosi. Sono il contenuto di cassette gonfie di ori e gioielli ma, soprattutto, sottoscrizioni di fondi comuni azionari e obbligazionari, non visibili all'Agenzia delle entrate, perché collocati nei rivoli delle varie controllate degli istituti di credito. Ed è proprio qui che il fisco, con la volontary disclosure 2, vuole arrivare per recuperare il grosso degli otto miliardi di euro che Pier Carlo Padoan deve trovare attraverso la spending review, la lotta all'evasione e il rientro dei capitali.

Casero annuncia «una riforma studi settore e scudo fiscale», eppure nelle dichiarazioni rilasciate al «Forum tax 2016» è facile ipotizzare un intervento più invasivo di quello deciso nel 2014. «Sul rientro dei capitali», ha detto l'esponente di Ncd, «ci stiamo lavorando, lo abbiamo annunciato nei giorni scorsi l'idea è di presentarlo nelle prossime settimane e potrebbe essere inserito nella legge di bilancio». Soprattutto, dopo aver garantito che «la collaborazione tra istituzioni finanziarie e fiscali e contribuenti è una delle caratteristiche della nostra azione di governo» e che «la collaborazione è uno degli elementi fondamentali della riforma fiscale», ha annunciato «un abbandono dell'approccio ideologico del fisco a favore di un approccio più concreto», perché «l'evasione fiscale si combatte non con le letterine, ma riducendo il tax gap e introducendo la gente a pagare le tasse».

Secondo Tommaso di Tanno, uno dei principali tributaristi del Paese, «non ci sarà un condono, ma si va verso il modello americano dove c'è uno strumento strutturale per il rientro dei capitali come la voluntary. Ma l'opzione principale, quest'anno, è generare il grosso degli incassi dalla parte nascosta in Italia». Con la voluntary 2 il governo vuole recuperare almeno due miliardi, confermando l'incasso registrato lo scorso anno, ma ben sapendo che non potrà più sfruttare l'ondata di riemersione seguita all'accordo con la Svizzera. Per quanto riguarda la parte estera saranno confermati l'obbligo di autodenuncia e la possibilità di vedersi cancellati i reati penali. Dovrebbe restare in un range tra il 5 e il 27 per cento l'aliquota fiscale, mentre saranno minime se non nulle le sanzioni per omessa dichiarazione. Allargati invece i termini: fino al 31 dicembre 2015, anche se non si esclude la possibilità di portare a sei anni il numero di anni nei quali applicare la sanatoria.

Attualmente l'Agenzia delle entrate avrebbe già i mezzi giuridici per andare a controllare nelle pieghe dei bilanci bancari, ma fa fatica per mancanza di personale (a maggior ragione dopo il blocco degli ultimi concorsi) e competenze. In quest'ottica si lavora su due strade: rafforzare la volontary disclosure interna con norme ad hoc oppure usare la clausola di garanzia che premette al governo di operare correttivi, anche inserendo nuovi strumenti, alla delega fiscale nei diciotto mesi dopo la sua approvazione.

Proprio la direttrice dell'Agenzia, Rossella Orlandi, sconsiglierebbe Renzi da una nuova sanatoria. Raccontano dal ministero delle Finanze: «Ci avevano promesso che avrebbero valutato caso per caso, invece l'organismo non ce la fa». Ma bisogna fare cassa. In manovra, poi, sul versante fiscale dovrebbe entrare sicuramente la riforma degli studi di settori. Che, ha aggiunto Casero, «è stato utile ma deve essere adattato ad una situazione modificata, si basa su un utilizzo dei dati condivisi con l'Agenzia delle Entrate. In Parlamento invece c'è chi preme per un intervento per sanare anche il circolante nascosto nei conti delle banche dei Paesi della Black list.