Bullismo online, minori a rischio:
scatta lo scudo, sì alla rimozione dai siti

Bullismo online, minori a rischio: scatta lo scudo, sì alla rimozione dai siti
di Francesco Lo Dico
Giovedì 2 Febbraio 2017, 09:07 - Ultimo agg. 13:05
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Accadde in una notte di gennaio di quattro anni fa. Carolina Picchio, quattordici anni e due occhi grandi, salì al terzo piano e si gettò dalla finestra della sua casa di Novara. Poco prima del grande salto, c’era stata quella festa di dicembre che le aveva tolto il sonno. Qualche bicchiere di troppo, qualcuno che la riprende piegata in due dai fumi dell’alcol, altri bulletti che le fanno avance spudorate. Una scena che la piccola fu costretta a rivedere, mille e mille volte, al ritmo di chi l’aveva diffuso in rete, fino a farla vergognare di essere venuta al mondo. Molti vollero dimenticare quella storia. Non lo fece mai la sua insegnante di musica, Elena Ferrara. Che un anno dopo, eletta senatrice del Pd, si dedicò anima e corpo a un provvedimento che desse senso all’insensata morte di Carolina. La stessa legge che è stata approvata ieri al Senato con 224 sì, un solo no e 6 astenuti, e che adesso dovrà tornare alla Camera in quarta lettura. «Abbiamo riproposto sostanzialmente il testo originario, quello che venne approvato qui a Palazzo Madama il 20 maggio del 2015», spiega Elena Ferrara, «perché abbiamo preferito scollegare la tutela dei minori da quella degli adulti» che avrebbe comportato un complesso iter di modifiche al codice penale. «Il fenomeno del cyberbullismo è talmente grave – chiarisce la senatrice dem - che abbiamo scelto di concentrarci sui minorenni che sono i più deboli». Rispetto alle precedenti versioni uscite dall’aula, la legge prevede infatti tutele a misura dell’universo giovanile. Sarebbe stato inutile e per certi versi controproducente, sovrapporle a quelle per gli adulti che esistono già. E d’altra parte, non c’era più tempo da perdere. Il cyberbullismo nel 2016 è cresciuto dell’8 per cento rispetto all’anno scorso, anche sulla scorta dell’ormai dilagante sexting, l’insistito scambio di chat, foto e messaggi a sfondo erotico esploso anche tra gli adolescenti. Una ricerca condotta dalla Regione Lombardia su 7mila giovani, ha appurato che lo fa ormai uno su quattro, già a partire dall’età di undici anni. «Il 50 per cento dei ragazzi che subisce fenomeni di cyberbullismo pensa di suicidarsi – ricorda la senatrice Ferrara – mentre l’11 per cento cerca di farlo». 

Già, ma che cosa prevede il provvedimento? Attribuisce innanzitutto potere al minore. Il potere di chiedere, a partire dai 14 anni (e senza obbligatoriamente doverne informare i genitori) l’oscuramento, la rimozione o il blocco di qualunque dato personale diffuso sul web, a prescindere dal fatto che i contenuti che lo riguardano possano configurare o meno dei reati. A fronte dell’istanza presentata dal ragazzo, il sito o il social non può più temporeggiare o opporre politiche di compliance aziendali: entro 24 ore dalla richiesta, il sito deve comunicare di avere preso in carico il problema, ed entro 48 ore deve risolverlo. In caso contrario, entra in campo il Garante per la protezione dei dati personali, che dopo richiesta formale, concede altre 48 ore di tempo al gestore del sito. Più garanzie alle vittime, dunque, ma anche sanzioni più incisive ai carnefici. In parallelo, prima dell’eventuale querela o denuncia, il provvedimento offre al minorenne over 14 che si è macchiato di bullismo, un salvacondotto. Si tratta dell’ammonimento: il questore lo convoca insieme a un genitore per comunicargli il provvedimento, e censurare quindi il suo comportamento di fronte ai familiari. 

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