Spagna, effetto terrorismo 700mila turisti in meno

Spagna, effetto terrorismo 700mila turisti in meno
di Paola Del Vecchio
Lunedì 28 Agosto 2017, 11:18
5 Minuti di Lettura
Madrid. «No tinc por!», Non abbiamo paura, la risposta unanime data dalla vivace, aperta, interculturale e solidale Barcellona al terrore che l’ha sconvolta il 17 agosto, con gli attacchi che hanno falciato 16 vittime. E la Rambla, «l’essenza della grande Barcellona, della perenne, incorruttibile» cantata da Federico Garcia Lorca, seppure ferita a morte, ha ritrovato quasi subito un’apparente normalità. La sua vitalità di crocevia effervescente di genti ed etnie diverse, sia dei residenti che dei milioni di turisti stranieri che la visitano ogni anno. Tuttavia la paura, evidenziano gli psicologi sociali, non è solo un sentimento sociale, ma un impulso individuale difficile da razionalizzare. Ed è evidente che, dopo gli attentati di Londra, Istanbul, Parigi o Nizza, sta cambiando il nostro modo di viaggiare. Una spia, per gli italiani, è la scelta di destinazioni di prossimità, che si percepiscono come più sicure, anche se in realtà non lo sono. A parte gli inaccettabili costi in termini di vite umane, il terrorismo ha un impatto economico globale diretto sull’industria turistica, che diventa a sua volta vittima.


Un impatto che non ha smesso di crescere dagli attacchi dell’11 settembre 2001 alle torri gemelle di New York, arrivando ai 76,2 miliardi di euro nel 2015, come segnala un rapporto dell’Istituto per l’Economia e la Pace (IEP). Un montante del 15% inferiore a quello registrata solo un anno prima, l’esercizio più costoso dal 2000, a causa degli attentati. Con l’aumento della percezione di rischio gravano su crescita, flussi commerciali e investimenti esteri. Sebbene con effetti ovviamente minori che nei paesi teatro di conflitti armati, «i costi collegati ad attività terroristiche sono schizzati nei paesi della Ocse, di pari passo con l’incremento degli attacchi mortali», segnala un rapporto della compagnia mondiale di assicurazioni AIG, citato dal quotidiano ABC. Solo in perdite finanziarie e per l’interruzione dei business, la stima è fra i 21,2 e i 25,5 miliardi di euro di perdite annue per compagnie e imprese a livello globale. Come già a Istanbul, Parigi e Nizza, gli sfregi degli jihadisti a Barcellona e a Cambrils avranno un contraccolpo sul turismo stimato da AIG nella perdita di 700mila turisti già quest’anno. Anche se gli effetti si faranno sentire soprattutto nelle decisioni che i viaggiatori prenderanno nel 2018, nell’anno successivo agli attacchi, come hanno dimostrato in passato i casi di Istanbul e Nizza. La Turchia ha perduto 11 milioni di turisti fra il 2014 e il 2016. Per la percezione d’insicurezza, ha visto crollare di oltre il 28% il numero di turisti stranieri, secondo i dati del ministero del Turismo; elevati da operatori del settore al 40% e perfino al 60%.. In Francia nel 2016 arrivarono 83 milioni di stranieri, 2 milioni in meno dell’anno precedente, dei quali 1,5 milioni in meno a Parigi. E non è solo l’impatto diretto, quanto l’indotto o secondario, in quanto, spiegano all’IEP, il contributo del settore turistico al Pil dei Paesi che, come finora l’Italia, non hanno sofferto attacchi jihadisti, è due volte superiore a quello nei Paesi che hanno invece subito la violenza del terrorismo.


Dopo gli attacchi a Charlie Hebdo del 7 gennaio e del novembre 2015 a Parigi, l’apporto del settore al Pil francese registrò una caduta di 1,45 miliardi di euro. Un anno dopo, nel 2016, nella regione della Grand Paris, il numero di ospiti in alberghi è crollato del 4,5%, fino a 21,1 milioni, secondo l’Ufficio di Turismo e congressi di Parigi, principalmente per la paura di nuovi attentati, che ha riguardato soprattutto i visitatori stranieri rispetto ai francesi (-8,3% rispetto a -0,5%), se si escludono i turisti italiani, il cui flusso è crollato del 25%. Nel Belpaese che brucia record di presenze perché, come la Spagna, si è beneficiata dei flussi dirottati dalle tensioni geopolitiche dai paesi della sponda sud del Mediterraneo e dall’Egitto, nello stesso periodo il settore turistico è cresciuto di 4,15 miliardi di euro. Con 81,5 milioni di arrivi registrati dall’Enit. Addirittura un accesso di presenze, come nella Spagna, che ha macinato un record dopo l’altro, con un’espansione senza precedenti di visitatori stranieri: oltre 15 milioni in più in un quinquennio, fino ai 75 milioni del 2016, dei quali 18 milioni nella sola Catalogna, vale a dire Barcellona. Pari a circa l’11% del Pil, l’industria turistica iberica, strategica per l’economica, dà lavoro al 13% del totale degli occupati. In Catalogna circa 400mila persone sono impiegate nell’indotto turistico.


E nell’anno in corso, si preparava a bruciare nuovi primati, con 80 milioni di presenze previste a livello nazionale, dei quali circa il 25% in Catalogna.
Un turismo di massa, che aveva scatenato nell’attuale stagione autentiche rivolte dei residenti e azioni dimostrative – oltre a campagne “turismofobiche” - dei radicali catalani, indipendentisti e anticapitalisti di «Arran» a Barcellona e nei «Paises Catalans», a Palma di Maiorca, alle Baleari, fino a Valencia. È probabile ora che le scritte «Tourist go home!» siano destinate a restare un mero ricordo del bel tempo che fu. È, purtroppo, una previsione generale che gli attentati della Rambla e Cambrils produrranno danni collaterali: «Gli attentati potranno comportare un’inversione di tendenza nell’attività turistica, così come è accaduto nelle altri grandi capitali europee come Parigi e Londra, con episodi terroristici simili a quello della Catalogna», assicura un dossier di Analistas Financieros. Fino a 700mila visitatori in meno in Catalogna. «Tuttavia – si osserva – data la rilevanza di turisti di orgine europea, meno proclivi a cambiare comportamento davanti a questo tipo di attacchi, il danno potrebbe essere più moderato e concentrarsi principalmente a Barcellona, anche se con un impatto transitorio». Resiste il modello “sol y playa” del turismo iberico, finora a salvo dalla zampata del terrore.
© RIPRODUZIONE RISERVATA