«Balena blu», come funziona
il gioco che spinge al suicidio

«Balena blu», come funziona il gioco che spinge al suicidio
di Elena Romanazzi
Lunedì 29 Maggio 2017, 09:24 - Ultimo agg. 16:40
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La follia può avere cinquanta sfumature. Come cinquanta sono le regole del gioco della morte. Una regola per ogni giorno. Alzarsi alle 4.20 del mattino, incidersi sulla mano «f57», disegnare una balena su un pezzo di carte e inviare al curatore l'immagine, esprimere la volontà con un'altra incisione di voler diventare una balena, guardare video psichedelici, procurarsi dolore, guardare video horror. Fino all'ultimo passo, saltare da un edificio alto, suicidarsi per prendersi la propria vita. Sono queste le regole. Si chiama «Blue whale». È una balena blu che trascina nell'abisso gli adolescenti, i giovanissimi più fragili che vivono e si nutrono del virtuale, che cercano di costruire la propria identità fuori dagli schemi usuali, senza mai mettersi in gioco fino in fondo. Il web nasconde le emozioni. Mascherale debolezze e fa sentire meno insicuri. Sono queste le prede facili dei giochi mortali o dell'esibizionismo estremo che diventa un marchio indelebile sulla pelle.

L'ultima a finire nella rete, una ragazzina di 14 anni di Ravenna. Era ai primi passi del gioco, le incisioni sul braccio, una lettera e un numero per far saper al «tutor» (che detta le regole e impartisce gli ordini) che faceva sul serio. Ma la giovane ha commesso un errore: ha postato la foto con il braccio segnato su Facebook e così la polizia postale è intervenuta tempestivamente. A Ravenna è stata proprio la scuola ad avvisare la famiglia della giovane: la segnalazione è poi giunta agli agenti della polizia Postale di Bologna che - come riportato dalla stampa locale - si stanno occupando del caso per identificare eventuali responsabili. Sulla 14enne, che sta bene, la famiglia ha adottato tutte le dovute precauzioni per tutelarne l'incolumità. In ragione del fatto che dietro all'accaduto si nasconda un fenomeno ben preciso, la Questura di Ravenna ha ora consigliato ai genitori di monitorare il comportamento dei propri figli specie se in età adolescenziale.

«Blue whale», viene da lontano. Nasce in Russia dove di vittime fino ad oggi ne ha fatto più di 150. Tutti ragazzini. «Chiediamoci - spiega Federico Tonioni, Responsabile dell'Area delle Dipendenze da Sostanze e delle Dipendenze Comportamentali del policlinico universitario Gemelli - come vivono l'infanzia in Russia, noi neanche possiamo immaginare i disagi che sopportano e i traumi con i quali devono convivere, chi fa questi passi, per quanto mi riguarda è già ad un passo dal baratro. Eppure dalla Russia all'Italia il passo è stato breve. «Diffido - aggiunge Tonioni - di questo allarmismo, sono manifestazioni drammatiche che però si iscrivono in quello che è il più ampio rapporto tra gli adolescenti e la morte, fa parte di un certo tipo di adolescenza disfunzionale, ma nessuno vuole morire. Non parliamo di questo fenomeno del momento come se ci fosse una reale emergenza».

La polizia postale è in allerta. Un pool di ben 15 investigatori si occupa da due mesi a questa parte del fenomeno. Monitora i siti. Le chat. Indaga sulle segnalazioni. E ce ne sono state diverse. In Friuli, ad Ancona, a Roma e nella provincia. E anche per gli ultimi drammatici incidenti che hanno visto giovanissimi morire per un banale selfie vicino a treni in corsa si è voluto guardare se dietro il folle gesto si nascondesse una delle prove del gioco mortale. Questa volta - spiegano dalla polizia posta - si è creata una sorta di catena di solidarietà tra giovani inimmaginabile. Sono proprio gli adolescenti a segnalarci le problematiche del compagno di banco, l'adescamento, il pericolo, i tagli, il poco sonno notturno. Il pericolo.

Fabiola Silvestri, dirigente del compartimento della polizia postale della Campania conosce bene il fenomeno. I casi sui quali sono in corso accertamenti in Campania sono circa una dozzina. Si è intervenuti in tempo - spiega - le segnalazioni sono giunte dai genitori, dai compagni di classe, dalla scuola. In alcuni casi - spiega - si tratta di emulazione, di provare gesti che hanno fatto altri compagni. Provare a vedere cosa effettivamente succede. In altri casi è pura curiosità che può coinvolgere anche giovanissimi. «La fascia di età - precisa Silvestri - presa di mira, è quella compresa tra i 12 e i 16 anni. Un fenomeno - racconta - che evolve giorno dopo giorno e che ha messo in moto la catena della solidarietà. Sul sito commissariatodips.it riceviamo diverse segnalazioni. E possiamo agire.
In Campania - assicura Silvestri - i giovanissimi contattati dai «tutor» del Blue whale, in base alle prime informazioni, si sarebbero fermati ai primi passi. Film orror nella notte, musica a palla, poco sonno. Oltre, fortunatamente, non sono andanti. «È un fenomeno - avverte Silvestri - che gioca sulla fragilità dei ragazzi dove si prevede una vera e propria manipolazione psicologica della vittima, per questa ragioni oltre a spiegare nelle scuole i rischi della rete e di questi giochi abbiamo invitato i genitori attraverso un piccolo decalogo per imparare a riconoscere gli allert, dal cambiamento repentino di umore alla perdita del sonno.

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