Mimmo, il miliziano napoletano a caccia di armi per l'Isis coinvolto nelle stragi di Parigi

Il centro di San Paolo Belsito dove sono nati i genitori del presunto terrorista napoletano
Il centro di San Paolo Belsito dove sono nati i genitori del presunto terrorista napoletano
di Valentino Di Giacomo
Venerdì 17 Novembre 2017, 08:50 - Ultimo agg. 16:20
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Ritorna ancora una volta la Campania nelle dinamiche degli attentati dell'Isis. Domenico G, il terrorista ricercato per aver fiancheggiato il gruppo di fuoco del massacro di Parigi di due anni fa, aveva le sue origini nel piccolo paesino di San Paolo Bel Sito, nell'agro-nolano. Figlio di emigrati campani, il suo apporto sarebbe stato decisivo per la pianificazione degli attentati nel centro di Parigi di due anni fa che portarono alla morte 130 persone, 90 vittime nel solo teatro Bataclan. Il suo nome di battaglia era diventato ormai Al-Italy, non aveva infatti dimenticato le sue origini anche in seguito alla sua conversione all'islam più estremista. Anzi, le sue ricerche sul web come segnalato dai detective francesi erano mirate soprattutto a quel mondo della camorra da cui era terribilmente affascinato. Probabilmente era convinto di poter portare all'interno della galassia jihadista le tecniche che utilizza la malavita organizzata per accrescere il proprio potere. Ma, più di ogni altra cosa, Domenico si interessava alle armi, innumerevoli erano le sue ricerche su internet per trovare i contatti giusti all'interno dei clan per poter rifornire i compagni della sua cellula terroristica.

Non è la prima volta che il capoluogo partenopeo è coinvolto nelle losche storie del jihad: Anis Amri, l'attentatore che lo scorso anno si rese protagonista della strage al mercatino di Berlino, in una conversazione telefonica manifestò l'intenzione di procurarsi un kalashnikov proprio a Napoli. Mimmo, come lo chiamavano ancora i suoi genitori, si trova ora in Siria, probabilmente con lui ci sono sua moglie e la figlia. Su di lui, nato 32 anni fa nella cittadina francese di Creteil, spicca un mandato di cattura internazionale, è stato infatti inserito nella lista dei foreign fighter dell'Interpol sin dal maggio del 2016. E, proprio dalla Siria, Domenico intendeva dare supporto alla mente della strage del Bataclan, Abdelhamid Abaaoud. Era infatti riuscito a creare un contatto tra sua sorella Maria, lei nata in Italia nella clinica di San Paolo Bel Sito, e il leader della cellula dell'attentato. La donna, ignara della reale identità di Abaaoud, aveva contattato il super-terrorista il pomeriggio prima che avvenisse il massacro e anche il giorno dopo. Seguendo le indicazioni impartite dal fratello dalla Siria, Maria avrebbe dovuto portare una somma di danaro al jihadista per consentirgli la fuga. Proprio quelle conversazioni, intercettate dall'intelligence, sono state decisive per individuare il nascondiglio di Abaaoud che sarà ucciso dalla polizia cinque giorni dopo l'attentato.
 
Ora a San Paolo Bel Sito tutti si chiedono se conoscevano quella famiglia emigrata quasi 40 anni fa dal paesino. Il sindaco, Manolo Cafarelli, si dice sorpreso di quanto accaduto e sta cercando di risalire alla reale identità di Domenico attraverso i registri dell'anagrafe comunale.

Il primo cittadino quasi a voler allontanare l'idea che un fiancheggiatore di un massacro possa avere origini nel proprio comune pensa che magari, a San Paolo Bel Sito, quella famiglia possa esserci soltanto nata perché fino alla prima metà degli anni '90 c'era una clinica dove andavano a partorire la maggior parte delle donne dell'agro-nolano. Cafarelli vuole andare a fondo alla questione soprattutto per capire se sul proprio territorio possa esserci qualche parente del terrorista o qualche contatto della malavita verso cui Domenico indirizzava le sue continue attenzioni.

Sono tredici le persone indagate per la strage di due anni fa. L'unico jihadista del commando ancora vivo è Salah Abdeslam, anche lui segnalato diverse volte in transito nel nostro Paese, in Puglia e in Veneto. Per ora, dalla sua cella, Abdeslam non ha collaborato in nessun modo con gli inquirenti. Chissà se un giorno deciderà di chiarire anche il ruolo di Mimmo all'interno del piano d'azione per gli attentati. E, soprattutto, quell'interesse spasmodico verso la camorra. Un'attenzione che sembra emergere ormai da diverse indagini in corso non solo per quanto riguarda gli attacchi di Parigi, ma in molti altri casi per l'approvvigionamento di armi e documenti.
 

 

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