Quelle lacrime davanti alle bare bianche: così ho ideato «Imbavagliati»

di Désirée Klain *
Lunedì 19 Settembre 2016, 12:56
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o li ho visti, io sapevo e c’ero. Un giorno lo diremo tutti. Sembrava dormissero, stesi uno accanto all’altro. Eccoli con i loro pigiamini colorati, di quelli che hanno indossato anche i nostri figli, colori allegri, visini dolci e buoni, ma non si sarebbero svegliati! Nel sonno eterno migliaia di bambini. Era il 2013, davanti all’immagine della strage degli innocenti uccisi in Siria con le armi chimiche durante la guerra civile, non ebbi la “scorza dura” della cronista, abituata a tutto. Non riuscivo a smettere di piangere, avrei voluto vedere quella foto in prima pagina su tutti i media del mondo. Sentire l’indignazione gridare all’unisono. I dati dell’Onu parlavano chiaro: “più di 7.000 bambini uccisi nel conflitto in Siria”. E i numeri delle bare bianche in questa maledetta guerra, purtroppo, sono solo aumentati e destinati a crescere. Eppure dopo pochi giorni l’annuncio di un simile, abominevole sterminio, un vero e proprio genocidio, arriva per ultima. Così come vengono trattate le notizie di centinaia di essere umani, che trovano la morte, proprio per fuggire a quella stessa fine, nelle stive dei barconi, al largo di Lampedusa, a pochi passi dalle nostre “comode” vite. La mia idea di Imbavagliati, Festival Internazionale di Giornalismo Civile, nasce da questo: la volontà di rompere la “banalità del male”, quella “Globalizzazione dell’indifferenza” che ha drogato le coscienze. “Chi dimentica diventa il colpevole” è lo slogan della manifestazione accanto all’immagine della Mehari di Giancarlo Siani.

La storia di Siani, che fino a quel momento avevo vissuto come fatto storico, per quanto assoluto faro, esempio, guida, per me, e tanti colleghi della mia generazione, che volevano intraprendere il mestiere di giornalista, diventava reale. Sentivo l’odore della rabbia, del dolore, del sangue. Visto che tutto torna, quando si parla di emozioni forti, ad agosto del 2015 realizzo la prima edizione del festival, che ha dato voce a giornalisti provenienti da difficili realtà sociopolitiche, che hanno sperimentato il bavaglio della censura e la persecuzione di regimi dittatoriali, ma nonostante questo hanno messo in pericolo la loro vita per poter continuare a denunciare… Una bella sfida (riuscita grazie alla fiducia dell’Assessore alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli, Nino Daniele, uno dei pochi politici ad investire sull’umanesimo): “Imbavagliati” è iniziato il 23 agosto, data casuale, ma che era esattamente un mese prima del trentennale della morte di Siani. La Mehari, il nostro slogan, così conosco Paolo Siani, altro personaggio simbolico, con il quale non avrei mai pensato di avere l’onore di interagire, per rispetto reverenziale. Una persona più forte della sua straordinaria forza, che “abbraccia” subito la nostra iniziativa.

Vi racconto questa vicenda, perché certe volte, in questa città che ha nel “suo dna Giancarlo Siani” e non la camorra, come qualcuno ha detto, i sogni vanno avanti e si spingono oltre ogni ostacolo. Non pensavo di poter contare su mille persone intervenute ad un festival civile, in pieno agosto e di leggere sull'argomento più di cento testate nazionali ed internazionali. Gli ospiti (Alì Lmrabet, Jeremías Marquines, Gonzalo Guillén, Jean Claude Mbede Fouda, Oksana Chelysheva, Efraim Medina Reyes, testimonial dell’iniziativa, Guido Piccoli e Roberto Saviano, con un video-intervento) hanno aperto il cuore, il pubblico è stato meraviglioso. Un silenzio, un religioso rispetto di una Napoli che non abbassa la testa.

Da domani e fino al 24 settembre “Imbavagliati” torna sempre al Palazzo delle Arti di Napoli; grazie anche alla Fondazione Polis della Regione Campania (che ha sostenuto con coraggio la nostra iniziativa, insieme con l’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli). Evento di apertura l'inaugurazione alle 18 al Museo Pan della mostra “Letizia Battaglia per Imbavagliati”, un’antologica della grande fotografa e reporter siciliana che con i suoi celebri scatti in bianco e nero ha raccontato la guerra di mafia e pezzi importanti di storia e della società. Con il suo slancio altruistico e la capacità di essere sempre al centro dell’attualità, la Battaglia ha abbracciato gli intenti solidali del festival, tornando a Napoli dopo oltre 20 anni, con una personale delle sue immagini più celebri, curata dal fotoreporter Stefano Renna con la collaborazione di Giulia Mariani. Per noi un regalo straordinario.

“Fuga per la Vita, Fuga per la Libertà” è il tema della II edizione, un focus sul fenomeno dell’immigrazione da paesi scenari di conflitti e persecuzioni, dove la censura dittatoriale impedisce la libera espressione, ponendo i giornalisti in costante pericolo di vita. Quest’anno il prestigioso gemellaggio con il Premio Siani (in memoria del giovane giornalista ucciso dalla camorra nel 1985, da questa edizione gemellato con “Imbavagliati”), che sarà dedicato a Giulio Regeni, il 28enne ricercatore assassinato in Egitto. Due storie solo apparentemente lontane nel tempo e nei luoghi ma che nel nostro slogan “Chi dimentica diventa il colpevole” trovano la loro unica straordinaria forza. E sul caso Regeni darà il suo contributo Roberto Saviano, anche quest'anno al fianco degli “Imbavagliati” con un video-messaggio.

Sette giorni di eventi con oltre 50 ospiti: "Imbavagliati", che fa parte di “Estate a Napoli 2016. Allo Zenit. Napoletani per costituzione” è prodotto dall’Associazione “Periferie del Mondo-Periferia Immaginaria” e gode del patrocinio di Amnesty International Italia ('Per l'impegno, a favore della libertà di espressione, nel creare spazi aperti di confronto volti a superare ogni censura') del Comitato Regionale Campania per l’Unicef Onlus, dell’Ordine dei Giornalisti della Campania dell’Unione Industriali di Napoli.
 In primo piano loro, gli eroi-giornalisti: Djimi Elghalia (Saharawi), Kadri Gürsel e Doğan Özgüden (Turchia), Andrei Babinski e Oksana Chelysheva (Russia), Rami Jarrah, Fuad Roueiha e Siruan Hadsch Hossein (Siria), Ali Anouzla (Marocco), Roberto Saviano (Italia) che si battono, affinché la memoria rimanga viva e tutti sappiano e nessuno dimentichi!


* Ideatrice e Direttrice Festival Internazionale Giornalismo Civile “Imbavagliati”
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