La guerra di camorra in corso
​nei vicoli di Napoli

La guerra di camorra in corso nei vicoli di Napoli
di Isaia Sales*
Lunedì 21 Novembre 2016, 13:49
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Contrariamente a ciò che si può pensare, la guerra attualmente in corso nei vicoli di Napoli e nel suo hinterland tra le bande di camorra (iniziata nel 2015) non ha prodotto un numero di morti ammazzati paragonabile alle altre guerre che si sono sviluppate a metà degli anni ’80 del Novecento e all’inizio del Duemila, cioè rispettivamente la guerra tra il clan di Cutolo e quelli federati della Nuova Famiglia (con 1500 morti tra il 1980 e il 1990) e la prima e seconda faida di Scampia, combattute tra il 2004 e il 2012. Mentre nella guerra tra Cutolo e i suoi nemici fu coinvolto il territorio di tutta la Campania, e nelle due faide di Scampia principalmente la periferia a nord di Napoli, oggi lo scontro armato investe contemporaneamente i quartieri del centro storico della città partenopea e l’intero hinterland. I vicoli del cuore antico della città sono tornati ad essere uno dei luoghi di agguati permanenti, e ciò a pochi metri di distanza dai monumenti storici più visitati. L’altra novità riguarda l’età giovanissima degli ammazzati e dei capi dei raggruppamenti criminali, al punto che è stata coniata l’espressione (esagerata) di “paranza dei bambini”. Da notare, infine, che l’esplosione violenta del conflitto è avvenuta non per inerzia delle forze dell’ordine e della magistratura (come si verificò nelle faide precedenti) ma al contrario a seguito di numerosi arresti di diversi capiclan, che, lasciando posti liberi nelle gerarchie delle bande, hanno scatenato una lotta di tutti contro tutti per occuparne i vertici. Per provare a comprendere ciò che avviene a Napoli bisogna considerare alcune diversità della criminalità camorristica rispetto alle altre mafie italiane.

La prima. Mentre la criminalità nelle grandi aree urbane europee è essenzialmente un problema degli emarginati delle banlieue e dei sobborghi, a Napoli invece è contemporaneamente un problema del centro storico, dei quartieri periferici e dell’hinterland. Nessuna grande città al mondo può permettersi tre enclave criminali.


La seconda. Accanto alla criminalità organizzata di tipo camorristico, c’è una criminalità diffusa particolarmente radicata nei quartieri. La compresenza di una forte criminalità organizzata e di una altrettanto estesa criminalità diffusa fa di Napoli una realtà che non ha paragoni né in Italia né in Europa. Infatti uno dei punti di forza della criminalità organizzata di tipo mafioso viene rappresentato dal fatto che nei suoi territori si riduce il peso della criminalità predatoria di strada. A Napoli no.

Vi è, di conseguenza, un continuo passaggio di giovani delinquenti comuni ai gruppi camorristici, con una fluidità che non prevede barriere di accesso all’élite criminale. Questo modello lo possiamo definire “camorra-fluida”, modello caratterizzato dal rapido avvicendamento dei capi e dunque continuamente acefalo.

Questo modello criminale crea un potere meno strutturato, meno stabile e radicato, esposto perciò permanentemente agli assalti dei “nuovi”, che si presentano sul mercato delinquenziale smaniosi di scalare velocemente le gerarchie. In questo senso la camorra è più “aperta”, più “democratica”, con una carriera criminale più veloce, un turn-over ai vertici più rapido e meno bloccato. Le gerarchie sono più precarie e saltano velocemente. E l’attuale situazione di giovanissimi ai vertici dei clan lo sta a dimostrare.

Insomma, il problema della camorra a Napoli tutto è tranne che un semplice problema criminale.






*Componente Comitato Scientifico Fondazione Polis

 
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