Anche Raoul Bova si è sentito sbagliato. Si è sentito un perdente e pure rifiutato. L'attore a Grazia racconta come è stato difficile convivere con quello stato d'animo. Sensazioni che ha rivissuto sul set de I Fantastici 5, appena presentato alla 80a Mostra del Cinema di Venezia. Una serie televisiva dove torna in vasca nel ruolo di allenatore di un gruppo di atleti disabili. Nella vita «se non avessi fatto l’attore, avrei fatto sicuramente l’allenatore». Gli piace stare vicino ai ragazzi, seguirli, motivarli. «Sentire che puoi dare loro tantissimo, cosa che spesso io in passato non ho avuto e invece mi sarebbe piaciuto».
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Il passato da nuotatore
Bova racconta di essersi sentito molto solo, «sia da vincente sia da perdente.
E per questo tante volte si è chiesto se «ci fosse di sbagliato in me. Sono momenti difficili, non bisogna mai sottovalutare la sensibilità di un ragazzo che dedica la sua vita allo sport». La responsabilità è di chi ti guida, di chi dovrebbe seguirti e cercare di farti crescere: «Il risultato vero di un allenatore è riuscire a motivare chi ha paura e non è felice, perché magari si sente solo e incompreso. Nella mia esperienza sportiva ho incontrato persone che non mi hanno aiutato...».
Per questo ha studiato all'Isef. «Quando smisi di fare nuoto avevo come sogno proprio quello di diventare un allenatore. Un desiderio che partiva dalle delusioni di tutte le volte in cui avrei voluto un allenatore diverso: ho pensato che sarei potuto diventarlo io per un giovane atleta».
Ora «il mio personaggio, Riccardo Bramanti, li porterà a capire il corretto approccio allo sport, ma anche lui imparerà molto da questi ragazzi».
Le figlie
Da allenatore e papà che cosa non fa Raoul Bova con le sue figlie? «Cerco di non crescerle tra le urla. Stiamo attentissimi a mantenere alta l’armonia a casa, se ci capita di alzare la voce la più piccola, Alma, viene da noi e dice subito: “Non si fa così”. Per fortuna litighiamo poco, preferiamo affrontare i problemi parlando a lungo...».