Angelo Flores, Gabriele Di Trapani, Cristian Barone, Christian Maronia, Samuele La Grassa, Elio Arnao e RP. Sono questi i nomi (e, nel caso di uno di loro, le iniziali) dei sette ragazzi arrestati per lo stupro di Palermo. Una storia che ha sconvolto l'Italia e che da giorni alimenta un acceso dibattito sui social. Ma proprio dalla rete arrivano i rischi maggiori: da quando la vicenda è diventata di dominio pubblico, infatti, su Instagram e TikTok sono apparsi centinaia di profili falsi con i nomi dei sette indagati.
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Stupro di Palermo, sui social si moltiplicano i profili fake degli indagati
Qualcuno - forse molto arrabbiato, forse in cerca di popolarità - ha ben pensato di appropriarsi dell'identità dei membri del branco, rilasciando sui social dichiarazioni fasulle e molto pericolose.
L'hashtag #NonHoFattoNullaDiMale
Chi gestisce questi profili fake si serve di vecchi video dei giovani arrestati, modificandoli con scritte in cui si dichiarano innocenti o addirittura se la prendono con chi li critica, raccogliendo centinaia di migliaia di visualizzazioni. Basti pensare che l'hashtag #NonHoFattoNullaDiMale è diventato virale su tutti i principali social. Su un profilo TikTok che porta il nome di Christian Maronia, ad esempio, si leggono frasi come: «Con che coraggio la gente insulta un innocente». Oppure: «Quando tutta Italia ti incolpa per una cosa privata ma nessuno sa che sei stato trascinato dai tuoi amici». Profili simili sono stati creati anche a nome degli altri membri del branco.
I rischi
Alcuni dei video sembrano addirittura modificati con l'IA. E gli utenti del web finiscono per credere che quello che vedono sia reale. Non è chiaro quale sia lo scopo di chi crea e diffonde questi contenuti, ma una cosa è certa: molti giovani stanno cascando nella trappola della disinformazione, le cui ripercussioni possono essere molto pericolose sia per loro che per gli stessi indagati.