Tanto è vero che la mattina dopo Antonio Centofanti fu medicato per quella caduta dai medici del pronto soccorso dell'ospedale di Sulmona.
Nel corso del dibattimento processuale la parte civile non è riuscita a ribaltare la tesi difensiva, dimostrando che quel giorno di settembre l'imputato sarebbe uscito di casa imbracciando il fucile con la volontà di uccidere il plantigrado. All'epoca, nelle sue dichiarazioni spontanee, l'uomo disse di essere uscito con il fucile per difendere la sua famiglia e che poi, trovandosi davanti l'orso, aveva avuto paura e indietreggiando era caduto facendo partire accidentalmente un colpo. Aggiunse che solo al momento del ritrovamento dell' orso morto aveva capito di essere lui il colpevole.