E' la terribile sorte riservata alla povera Buoa Noi, rinchiusa in una gabbia al Pata Zoo: un posto assurdo nel quale sono segregati ed esposti al pubblico come merce o poco meno, oranghi, scimpanzè, scimmie, leopardi e rettili: tutti sul tetto del complesso, accessibile grazie a un ascensore.
Per anni gli animalisti hanno provato a far chiudere lo Zoo e nel 2015 finalmente le autorità hanno riconosciuto la barbarie in cui venivano tenuti gli animali. Purtroppo, però, in Thailandia non esiste nessuna legislazione ufficiale per il benessere degli animali e quindi il futuro di questa povera gorilla è rimasto ancora incerto. All’inizio i giornali sostenevano che fosse stata spostata, ma quando su internet hanno iniziato a comparire foto di turisti indignati che mostravano la gorilla Bua Noi ancora intrappolata e triste nella sua gabbia nel centro commerciale, qualcosa ha iniziato a muoversi.
On line è iniziata a circolare una nuova petizione (poi scomparsa) per liberarla dalle catene che la tengono legata da ben trent’anni, sin da quando era cucciola. Alcune associazioni di animalisti hanno iniziato a chiedere di poterla portare in una riserva, anche perchè sembrava che la licenza de Pata Zoo non venisse rinnovata. Invece il rinnovo è avvenuto e tutte le procedure si sono fermate.
“Tutti gli animali dello zoo vivono in condizioni terribili”, hanno denunciato gli animalisti, mentre il direttore dello zoo continua a sostenere di non fare niente di male e di aver aperto il Pata Zoo proprio perché ama gli animali.
L’unica possibilità, oggi, per restituire la libertà a Bua Noi e agli altri poveri esseri viventi costretti a una vita è quella di fare pressione sul governo della città attraverso la Peta e altre associazioni animaliste impegnate in prima linea in battaglie come questa: l'ennesima crudeltà.