Il profugo e la cagnolina-dono:
accadde 500 anni fa

Il profugo e la cagnolina-dono: accadde 500 anni fa
di Chiara Graziani
Mercoledì 5 Aprile 2017, 11:08 - Ultimo agg. 22:16
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 Cinque secoli fa un esule bizantino offrì ad uno sconosciuto signore, per ottenerne accoglienza e protezione, “una delle cose più preziose e degne di considerazione tra gli uomini”. Un cane. Una cucciola per la precisione. L’esule, fuggito dalla Costantinopoli presa dai turchi nel 1453, aveva un solo patrimonio, la sua immensa erudizione che offriva a papi e sovrani per sbarcare il lunario e dipendeva, per sopravvivere, dalla sua capacità di accattivarsi la benevolenza di quelli cui chiedeva riparo come intellettuale di corte. Teodoro Gaza,questo il suo nome, nel 1455 arrivò anche a Napoli e si presentò ad Alfonso d’Aragona che gli dette riparo e stipendio fino a quando il re non morì.

Non sappiamo a quale potente Teodoro abbia offerto la cagnolina oggetto del libricino - Elogio del cane - che va alle stampe cinque secoli dopo essere stato scritto, con l’introduzione, la traduzione e le note di Lucio Coco (casa editrice Leo S. Olschki). Sappiamo che la sua stessa sopravvivenza dipendeva da quella cagnolina che era a tutti gli effetti la sua ambasciatrice, incaricata di ricordarlo, e raccomandarlo a chi aveva nelle mani il suo destino di fuggiasco.

Riaprire quelle poche pagine di 500 anni fa in un mondo che, apparentemente, ha una gran considerazione dei cani aiuta a recuperare la giusta valutazione di una creatura straordinaria che ha scortato l’uomo verso l’evoluzione che gli era preclusa da un ambiente spietato e poi nei secoli si è fatto di tutto – compagno di caccia, custode, amico, pescatore, pastore, intrattenitore, viaggiatore, badante, soccorritore, messaggero, soldato – per sostenerci: oggi li chiamiamo cani di razza, in realtà sono cani con un compito e solo per questo ha avuto senso la selezione della natura prima e dell’uomo poi. Il bastardino millerazze, in questo panorama di compagni dell’uomo, ha il ruolo del più versatile, imprevedibile e geniale.

Come la società degli uomini è organizzata fra persone con un compito ed un ruolo, anche la società dei cani ha la sua organizzazione naturale, finalizzata – l’Elogio del cane ce lo dimostra – al nostro benessere.Teodoro Gaza non dice nel suo Elogio quale cane abbia offerto alla testa coronata della quale doveva guadagnarsi i favori. Sappiamo solo che la scelse femmina e piccola. Nella società dei cani deve aver selezionato un’ambasciatrice che, per taglia, attitudini, carattere, simpatia, fosse adatta a conquistarsi un posto ai piedi del sovrano. Una raccomandazione a quattro zampe, 24 ore su 24.
L’Elogio, ci dice l’autore, fu scritto per accompagnarla. Cosa che ci fa pensare che il nostro Teodoro non fosse stato ammesso direttamente alla presenza della testa coronata ma che dovesse guadagnarsi il suo spazio sgomitando fra diversi questuanti. Sappiamo solo che ebbe successo. Perché dove si presentò fu ammesso ed il suo favore durava fino a che vivevano il papa o il re che aveva comperato la sua erudizione sterminata. L’Elogio fu scritto per accompagnare il “dono più prezioso che un uomo possa ricevere” e per solleticare il sovrano in un classico punto debole di chi si sente più in alto degli altri: il desiderio di dimostrare di essere un sensibile uomo di cultura e non solo un pezzo grosso.

E qui il nostro Teodoro ha gioco facile e la lettura è un godimento per chi, oggi, apprezza la società dei cani. Quanti sanno che Atene nutriva i suoi cani di strada perché spontaneamente si dedicavano a compiti utili? L’esempio fatto è quello del cane detective che, attirando l’attenzione ed insolentendo un ladro sacrilego che l’aveva fatta franca, lo fa scoprire, arrestare e lo accompagna in carcere quasi salutando la folla ammirata. Quanti ricordano che, fino a pochissimo tempo fa – veramente poco – anche Napoli usava nutrire i cani di strada che si facevano carico della custodia di un vicolo, o che – è un ricordo recente – adottavano una delle forze dell’ordine? Chi scrive ricorda il cane che aspettava le volanti fuori dalla Questura per scortarle, poi c’era il millerazze che accompagnava la Finanza e solo a Finanza. Abbiamo visto in azione un cane uscito dal nulla a garantire il tragitto dell’auto di un presidente della Repubblica, ed un paio di cani irremovibili nel “rimproverare” i tassisti che avevano cambiato punto di sosta per esigenze di ordine pubblico (evidentemente non condivise).

Quanti sanno che Platone riferiva che, per Socrate, i cani hanno “indole filosofica” e che i guardiani ideali della città devono essere come loro, animosi e filosofi? Teodoro riassume così:”il cane è filosofo nell’indole”. Ed in questa affermazione – di Socrate, Platone e del nostro ramingo Teodoro – c’è la verità di un mistero che consente alla società dei cani di avere la sua perfetta organizzazione interna, finalizzata alla protezione ed al successo della scimmia nuda: una caratteristica, scrive l’esule che spera di essere ricevuto dal potente, che ne fa un unicum nel regno animale. Ossia la capacità di essere tutto quello che può essere utile all’uomo. Ed anche di non abbandonarlo mai. E qui Gaza ricorda il condannato a morte chiuso nel carcere romano e mai lasciato solo dal suo cane. Una volta eseguita la sentenza e gettato il cadavere sulla scalinata de Campidoglio, il cane lo veglia per tre giorni. La folla gli getta del pane che l’animale digiuno non mangia ma offre al padrone. E quando il cadavere finisce al Tevere per il godimento del popolino, sarà il cane a gettarsi con lui in acqua, cercando di sostenerlo a galla fino all’ultimo.

Filosofo ed alleato.
Leggete questa piccola gemma, come fu definita all’epoca. E quando vedrete cani umiliati da abbigliamenti da bambolotti, non più alleati ma schiavi dell’uomo – e di certe signore - violentati nel loro diritto di essere diversi dall’uomo nel suo istinto – filosofico – di custodirlo, pensate alla cagnolina di Teodoro e alla società segreta dei cani. Nella sua solitudine egoista l’uomo, capace di essere indifferente al dolore dei suoi simili, sta perdendo anche il suo più prezioso alleato.
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