Orrore a Sulmona, Bambi catturato e decapitato senza un perché

Orrore a Sulmona, Bambi catturato e decapitato senza un perché
di Patrizio Iavarone
Giovedì 10 Agosto 2017, 10:22 - Ultimo agg. 10:28
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Lo hanno trascinato già morto in un campo della frazione Marane, in località Santa Lucia (Sulmona), e lo hanno adagiato su una pietra per poi colpirlo più e più volte presumibilmente con un’accetta, fino a staccargli la testa di netto. Una scena barbara quella che si sono trovati dinanzi l’altra sera gli uomini della forestale-carabinieri e i veterinari della Asl, chiamati a prendere atto dell’uccisione di un cucciolo di capriolo di appena due anni. Troppo giovane per ipotizzare uno scalpo per prenderne le corna, troppo plateale come esecuzione per non poter presumere un gesto dimostrativo, forse una protesta per i danni che questi animali protetti arrecano ai campi di mais di cui vanno ghiotti.

Qualunque sia stata l’origine e la causa, però, il gesto è raccapricciante: una sfida consumata a poche centinaia di metri dalla sede del Parco nazionale della Majella ai danni di una specie che con tante difficoltà è stata reinserita nell’habitat della zona e che è a tutti gli effetti specie protetta. Gli inquirenti hanno aperto ora un’inchiesta per il reato di bracconaggio e si indaga contro ignoti, ma per le modalità di esecuzione sembra evidente che si tratti di qualcuno che ha voluto mostrare il suo odio contro questi animali selvatici e probabilmente l’esasperazione per i sacrifici e il lavoro vanificato nei campi. La carcassa dell’animale è stata sepolta ieri stesso: l’assenza della testa (che non è stata ritrovata nelle vicinanze) dalla quale si possono analizzare eventuali malattie e lo svuotamento delle interiora da parte di animali selvatici nel corso della notte scorsa, hanno reso infatti del tutto inutile un’esame autoptico. Che sia stato preso al laccio, o braccato in una gabbia o ancora impallinato (anche se non erano presenti fori e segni di arma da fuoco), d’altronde, poco importa: quel capriolo non è certo morto per cause naturali e soprattutto la sua esecuzione, ostentata e volutamente esposta al centro di un campo di mais nei pressi dell’abitato di Sulmona, avrebbe dovuto servire da monito e “lezione”.
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