Cannabis light, lo stop dei medici

di Giovanni Serpelloni
Giovedì 21 Giugno 2018, 23:00
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Dopo mesi di ritardo il Consiglio Superiore di Sanità esprime il suo autorevole parere sulla cosiddetta Cannabis light. 

E ne indica la potenziale pericolosità per gli esseri umani. Il Css testualmente scrive che «ritiene che la pericolosità dei prodotti contenenti o costituiti da infiorescenze di canapa, in cui viene indicata in etichetta la presenza di «cannabis» o «cannabis light» o «cannabis leggera», non può essere esclusa» in quanto «La biodisponibilità di Thc anche a basse concentrazioni (0,2%-0,6%) non è trascurabile, sulla base dei dati di letteratura; per le caratteristiche farmacocinetiche e chimico-fisiche, Thc e altri principi attivi inalati o assunti con le infiorescenze di cannabis sativa possono penetrare e accumularsi in alcuni tessuti, tra cui cervello e grasso, ben oltre le concentrazioni plasmatiche misurabili; tale consumo avviene al di fuori di ogni possibilità di monitoraggio e controllo della quantità effettivamente assunta e quindi degli effetti psicotropi che questa possa produrre, sia a breve che a lungo termine».
Si ribadisce cosi che il Thc anche se assunto con prodotti a bassa concentrazione può pericolosamente accumularsi soprattutto nel cervello umano. Il Css dichiara inoltre che «non appare in particolare che sia stato valutato il rischio al consumo di tali prodotti in relazione a specifiche condizioni, quali ad esempio età, presenza di patologie concomitanti, stati di gravidanza/allattamento, interazioni con farmaci, effetti sullo stato di attenzione, così da evitare che l’assunzione inconsapevolmente percepita come «sicura» e «priva di effetti collaterali» si traduca in un danno per se stessi o per altri (feto, neonato, guida in stato di alterazione)».
Il Css inoltre aggiunge giustamente che «tra le finalità della coltivazione della canapa industriale» previste dalla legge 242/2016 (sulla base della quale è nato il commercio della cannabis light), «non è inclusa la produzione delle infiorescenze né la libera vendita al pubblico; pertanto la vendita dei prodotti contenenti o costituiti da infiorescenze di canapa, in cui viene indicata in etichetta la presenza di «cannabis» o «cannabis light» o «cannabis leggera», in forza del parere espresso sulla loro pericolosità, qualunque ne sia il contenuto di Thc, pone certamente motivo di preoccupazione».
Parole precise e che tutti speriamo trovino adesso una immediata applicazione da parte del Ministero della Salute attraverso ordinanze specifiche e l’attivazione dei Nas su tutto il territorio Italiano affinché questi prodotti vengano sequestrati e la popolazione messa in sicurezza.
La pericolosità deriva anche dal fatto che ad oggi esistono tecniche di estrazione del principio attivo (anche da questi prodotti a basso contenuto) che possono concentrare facilmente il principio attivo. Tecniche conosciute anche dagli adolescenti perché vengono mostrate con video “didattici” in internet, luogo fortemente frequentato dai ragazzi.
Ci si aspetta anche che si facciano degli approfondimenti su un’altra sostanza contenuta in abbondanza in questi prodotti e cioè il Cannabidiolo (Cbd) e che viene reclamizzato come «rilassante e innocuo» quando entri in uno di questi negozi, come io ho fatto personalmente per rendermi conto delle tecniche di vendita adottate. Il Cbd è una sostanza «farmacologicamente attiva» che si sta sperimentando anche per il trattamento dell’epilessia! Non si comprende come semplici negozi che dovrebbero poter vendere questi prodotti esclusivamente per «collezione o ricerca» (escludendo quindi l’uso umano) possano invece impunemente vendere e consigliare (a volte anche pubblicato nelle interviste di vari esercenti) l’uso di queste sostanze. In vari paesi europei il Cannabidiolo non può essere prodotto al di fuori delle linee di produzione farmacologica né tantomeno essere messo in vendita da semplici negozi ma solo da farmacie autorizzate. L’Italia in questo caso è il Paese del «tutto è possibile». Anche l’Aifa potrebbe dire la sua su questo tema.
Un’altra considerazione da fare è sulla comunicazione che arriva soprattutto ai giovani e agli adolescenti, rispetto alla percezione del rischio collegato anche all’uso della cannabis ad alto contenuto di Thc. I dati epidemiologici Italiani, divulgati qualche giorno fa dall’Osservatorio Europeo dimostrano che il trend di consumo per la Cannabis è sempre più al rialzo e tra i più alti in Europa. L’apertura di questi negozi e la diffusione di questa cultura comporta una sorta di «proselitismo» attraverso le immagini e la normalizzazione dell’uso di cannabis partendo della così detta cannabis light. Sarebbe auspicabile che qualche magistrato approfondisse se queste vendite, che si sa di fatto sono finalizzate illegittimamente all’uso umano, possano connotare una violazione dell’art. 82 del Dpr 309/90 (la legge sulla droga) e attivare le adeguate azioni. Scientificamente è provato che sensibilizzare i cervelli di giovani vulnerabili anche con piccole quantità di Thc può nel tempo produrre in loro effetti di sensibilizzazione evolutiva che aumentano la possibilità di utilizzare sostanze a più alta potenzialità di addiction.
In conclusione, speriamo che questa posizione del Css sia solo il primo atto di una nuova politica sulle droghe che in Italia è assente da ormai 5 anni passati nella totale indifferenza dei vari Governi salvo la costante e meritoria opera, spesso frustrata dall’assenza di indicazioni politiche chiare, delle forze dell’ordine verso trafficanti e spacciatori. A questo punto e dopo il parere autorevole del massimo organo consultivo del Ministero della Salute, il coraggio politico di fare la cosa giusta non deve mancare.
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