Stefano, sui monti per il compleanno
aveva prenotato solo per una notte

Stefano, sui monti per il compleanno aveva prenotato solo per una notte
di Petronilla Carillo
Giovedì 19 Gennaio 2017, 23:21
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Valva. «Steeeeeee». È l’afona disperazione di un amico su facebook. Il ragazzo, nello stato d’animo, indica «in cerca di un miracolo». Il miracolo è di ritrovare Stefano Feniello vivo tra le macerie dell’hotel Rigopiano di Farindola. Era ospite in quell’albergo il giovane salernitano quando una slavina ha travolto la struttura seppellendo sotto una coltre di neve una trentina di persone.

Stefano, originario di Valva ma da tempo residente a Silvi Marina, martedì aveva compiuto 28 anni e aveva deciso di festeggiare in quel resort con la sua fidanzata, Francesca Bronzi, anche lei data ora per dispersa. Un luogo riservato, intimo, lontano dal frastuono e dalla confusione, in un suggestivo angolo del versante pescarese del Gran Sasso. Un piccolo sogno per una coppia di giovani fidanzati amanti della montagna. Mercoledì sarebbe dovuto ripartire. Aveva prenotato per una sola notte, quello del suo compleanno.

Doveva essere una toccata e fuga, invece il destino ha deciso per lui. «Erano andati lì solo per una notte, una sola – dice tra le lacrime sua madre». La donna è a casa, vicino al telefono, guardando la televisione, in attesa di avere notizie sulla sorte di suo figlio e della sua fidanzata. Rifiuta qualsiasi contatto con le persone. Vuole restare sola con la sua disperazione. Pensa e ripensa a quell’ultima telefonata con il figlio. «Doveva ripartire - dice - aveva anche le catene alla macchina, pensava di riuscire a rientrare a casa sua. Ma c’era troppa neve, è rimasto bloccato in albergo. Gli hanno detto che doveva passare lo spazzaneve, che doveva liberare e ripulire la strada... Invece non è passato e lui non è potuto partire». Nella sua ultima telefonata il figlio le avrebbe detto di aver cambiato idea: «Troppa neve, mamma... ci fermiamo un’altra notte, è meglio».

«Sono rimasta a questo - continua la donna con voce spezzata - gli ho detto che forse era la soluzione migliore... Pensavo che fosse più sicuro restare che partire, mettersi in auto. Poi è successo tutto quello che è successo ed ora non sappiamo nulla, non sappiamo nulla...». Il marito Alessio è andato sul posto insieme al padre di Francesca, sperando di riuscire a riabbracciare il figlio. Ad essere lì quando i soccorritori riusciranno a dare delle risposte ma ha dovuto lasciare la zona poco dopo il suo arrivo. Solo i soccorritori possono avere accesso, per lavorare in tranquillità in una disperata corsa contro il tempo. «È una tragedia, ho mia figlia là sotto - dice Gaetano - era andata a fare una giornata con il ragazzo, c’è suo padre qui accanto a me. Volevano passare un week end ma sono rimasti su».

Erano un regalo per Stefano, questi due giorni di wellness e benessere. «Non erano mai venuti qui - aggiunge papà Alessio - Ma la speranza c’è ancora e noi aspettiamo. Non ce ne andremo». La madre, invece, è rimasta a Valva. «Non sappiamo cosa è successo - dice - non sappiamo quando lo tireranno fuori... È uno strazio, uno strazio infinito. Voglio però che si sappia una cosa: che lo spazzaneve non è passato, doveva passare... loro lo aspettavano e non è passato. Si deve sapere, questo... voglio che si sappia», denuncia la madre di Stefano. Ammette che in un primo momento non aveva alcuna voglia di parlare con i giornalisti poi, a pensare e ripensare a quando accaduto, ha deciso di farlo «perché voglio denunciare quanto accaduto».

Ripete la parola spazzaneve più volte e ogni volta aggiunge: «non è arrivato». Una denuncia, la sua, che si unisce a quella di tutti gli altri parenti delle persone travolte dalla slavina: clienti dell’hotel ma anche dipendenti. La speranza di tutti è che si sia formata una «camera», un antro dove qualcuno possa aver trovato riparo. Una ipotesi che anche il padre avrebbe raccolto dalle voce dei soccorritori durante la sua breve permanenza sul luogo della tragedia.

Stefano da anni aveva lasciato le montagne del Cratere per trasferirsi in provincia di Teramo. Era andato via per lavorare, come impiegato amministrativo in un’azienda di termosifoni e termoaccessori, la Cordivari. Tornava poco a casa, e solo per abbracciare i suoi genitori. Lontano dai luoghi della sua infanzia aveva anche trovato l’amore, Francesca, presente come non mai nella sua vita. Le immagini che scorrono sui profili facebook dei due fidanzati sono chiare: sorridenti, felici, solari. Stefano e la sua famiglia hanno sempre vissuto a Valva, dove suo padre era stato impegnato nella ricostruzione post sisma. Abituato alla fatica e al lavoro duro, anche per questo Alessio ha deciso di andare in quel resort a cercare suo figlio.

Ad amici e parenti aveva confidato di voler dare una mano ai soccorritori a scavare, per alleggerire il lavoro e accelerare i tempi. Stefano, invece, non aveva scelto a caso di vivere a Silvi Marina: è questa la città d’origine di sua madre che, per seguire il marito, aveva invece fatto il percorso inverso decidendo di restare al sud anche quando Alessio era rimasto senza lavoro. A Valva erano cresciuti i suoi figli e quella, ormai, era diventata anche la sua terra. Così, dopo che le opere della ricostruzione post terremoto erano terminate, il padre fu inserito tra i lavoratori socialmente utili. E tutta la famiglia decise di rimettersi in gioco: avevano aperto un’attività di ristorazione a conduzione familiare ma Stefano aveva deciso di prendere una strada diversa e andare via, lontano.

A lavorare in azienda, in un territorio diverso che, forse, poteva offrirgli qualche possibilità in più. Quella di queste ore è una tragedia che unisce due piccoli Comuni, Valva e Rigopiano, e un ponte di solidarietà che travalica i confini regionali unendo i monti Marziano alla catena del Gran Sasso unendo metaforicamente i cittadini di tutto lo Stivale. In queste ore anche le amministrazioni dialogano in segno di solidarietà e vicinanza. Il sindaco, Vito Falcone, è in contatto con le Prefetture di Pescara e di Salerno in attesa di notizie. Si è trasformato in una sorta di «unità di crisi» per cercare, con il ptoere che gli è dato dal suo ruolo istituzionale, un dialogo con le altre Istituzioni, per non lasciare da sola la famiglia Feniello. Un contatto continuo e pressante con Pescara per cercare di carpire anche la più piccola novità.

«La famiglia Feniello - spiega - è una famiglia molto grande e in un paese come Valva ci conosciamo tutti e siamo tutti come un’unica grande famiglia».
In poco più di un mese l’area della Valle del Sele è stata colpita per la seconda da una tragedia. Poco prima di Natale era toccato alla comunità di Contursi. Ore di angoscia, di attesa, poi la notizia che una ragazza originaria di quella zona era tra le vittime dell’attentato terroristico ai mercatini di Berlino. Anche la sua famiglia aveva lasciato il sud della provincia salernitana per trasferirsi altrove, a Sulmona. Ma, anche nel caso di Fabrizia, il legame con l’area del Cratere non si era mi interrotto grazie ai rapporti che la ragazza, che viveva e lavorava a Berlino, intratteneva con gli zii. Un dolore che, nella zona della valle del Sele, ora si rinnova anche se in molti sperano e pregano che l’esito delle ricerche sotto la neve possano essere positive e restituire a Valva uno dei suoi figli.
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