«Porto al San Carlo Bellavista, capolavoro di De Crescenzo»

«Porto al San Carlo Bellavista, capolavoro di De Crescenzo»
di Luciano Giannini
Sabato 21 Aprile 2018, 23:01
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Il debutto sarà prestigioso: il 26 settembre al San Carlo. Segno dell’importanza attribuita al progetto: ispirato da Alessandro Siani, «suo implacabile demiurgo», nella prossima stagione Geppy Gleijeses porterà in scena «Così parlò Bellavista», commedia tratta dal saggio-romanzo (1977) e dal film ormai di culto (1984) che rivelarono il geniaccio eclettico di Luciano De Crescenzo, ingegnere, scrittore, libero pensatore, amante del gentil sesso, uomo d’amore e non di libertà ma, soprattutto, napoletano. «Lo spettacolo arriva al momento giusto, perché l’anno scorso abbiamo celebrato i 40 anni del libro e il 20 agosto festeggeremo i 90 di Luciano. Non a caso “Così parlò Bellavista” a teatro avrà come sopra-titolo “Festa per il compleanno del caro amico Luciano”», esordisce Geppy. L’artista, direttore del Quirino di Roma, ha già scritto la drammaturgia, sarà produttore, regista, e vestirà i panni di Bellavista che furono di De Crescenzo mentre, nel film, vestiva quelli di Giorgio, il fidanzato di sua figlia Patrizia, che grazie al milanese Cazzaniga troverà lavoro a Milano. 

Geppy, la genesi del progetto?
«L’idea non è mia, ma di Siani: “Penso tu sia l’unico che possa realizzarla”, mi disse. Io, diviso tra “Il piacere dell’onestà”, “Filumena Marturano” e “Le cinque rose di Jennifer”, risposi: “Con tutto l’amore per Luciano, non me la sento. Sono su tutt’altro sentiero, ed è arduo trovare una specificità che renda credibili libro e film. Alessandro insiste... un giorno comincio a scrivere il testo. Lo finisco in 10 giorni, glielo mando: entusiasta. Così, spinto dalla passione e dalla mefistofelica insistenza del “demiurgo”, accetto. Prima mi riservo solo la regia, poi penso: perché non potrei essere io Bellavista?». 

Chi avrà in compagnia?
«Dodici eccellenti interpreti, distribuiti in una trentina di personaggi. Marisa Laurito sarà la moglie di Bellavista (nel film Isa Danieli); Nunzia Schiano Rachelina (Marina Confalone); Benedetto Casillo è l’unico che avrà lo stesso ruolo, quello di Salvatore, vice sostituto portiere; poi, Salvatore Misticone, Stefano Sarcinelli, Patrizia Capuano ed Elisabetta Mirra, nei panni di Patrizia, mia figlia. Le musiche porteranno la firma di Claudio Mattone». 

Come si porta a teatro una simile materia?
«La scena, di Roberto Crea, mostrerà il cortile del palazzo di Bellavista. Sul fondo si vedranno le sue scale incrociate, dove s’incontreranno i personaggi. Ma molto avverrà grazie a carrelli che dai lati irromperanno in scena, trasportando il negozio di arredi sacri conteso dai due clan; il tavolo per fare le conserve di pomodoro; la pompa di benzina, teatro di un’altra deliziosa scenetta; la poltrona su cui giace il cavaliere, quello di “nu milione... uh, anema d’o Priatorio”. L’ascensore in cui Bellavista resta chiuso con Cazzaniga, invece, e il tavolo attorno a cui riunisce i discepoli scenderanno dall’alto. Non mancheranno i siparietti della lavatrice, e del cavalluccio con Pazzaglia».

Per la drammaturgia si è ispirato al libro e al film.
«Sì, e per questo ringrazio la Mondadori e la Minerva Film. Ho tratto da entrambi perché mi interessa mostrare il valore di Luciano come scrittore, che ama Napoli e riflette sulla sua unicità con grazia, eleganza, leggerezza, e senza folclore. Luciano raccoglie l’eredità di autori come Di Giacomo, Bovio, Mastriani, Marotta. Perciò è stato catalogato come un simpatico divulgatore, mentre è un acuto osservatore dell’uomo e della nazione partenopea”». 

Perché il San Carlo?
«Conosco da anni il soprintendente Rosanna Purchia, che è lieta di aprire il Lirico alla prosa e rendere omaggio a un grande napoletano. Lo spettacolo ha il patrocinio del Comune, mentre attendiamo il sostegno della Regione. Dopo, saremo probabilmente per una sera al Verdi di Salerno. E arriveremo il 18 dicembre al Diana».

Geppy, da Pirandello a Bellavista?
«”Filumena Marturano” è reduce dal Coliseo di Buenos Aires e ha vinto il Premio Flaiano; “Il piacere dell’onestà” quello intitolato a Lorenzo il Magnifico; Gianfranco Bartalotta ha scritto su di me la monografia “Storia di un grande attore”... se in questo frangente mi concedo una simile pausa, lo faccio perché convinto che l’adattamento è originale e vincente. L’intento è dare a Luciano la statura che merita, quella di filosofo della leggerezza e della gioia, che ci invita a essere uomini d’amore e non di libertà; lo stesso che spinge il poeta di “Bellavista” a esclamare: “Ma ‘na finta ‘e Maradona squaglia ‘o sanghe dint’’e vvene”».
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