Salvatore giù dal lucernario, indagata la proprietaria

Salvatore giù dal lucernario, indagata la proprietaria
di Nico Falco
Giovedì 12 Luglio 2018, 22:27 - Ultimo agg. 13 Luglio, 08:30
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Ci sono due indagati per la morte di Salvatore Caliano, il ragazzo di 21 anni caduto dal lucernario di un edificio di via Duomo. Si tratterebbe di due persone legate a quello stabile, tra queste ci sarebbe anche la proprietaria dell’appartamento attraverso cui si accede al tetto dell’ascensore che il giovane stava pulendo quando c’è stato l’incidente; il fascicolo è per omicidio colposo, l’ipotesi è che ci sia stata negligenza da parte dei due indagati ad affidare un incarico pericoloso ad un giovane senza le dovute precauzioni.

LA RICOSTRUZIONE
La tragedia si è consumata martedì, poco prima delle 14. Salvatore era andato al quarto piano dell’edificio di via Duomo, 238, dove gli avevano proposto un lavoretto in cambio di una trentina di euro. Il lucernario, particolare su cui sono ancora in corso accertamenti, sarebbe stato coperto da un telo e questo potrebbe avere tratto in inganno il ragazzo, che potrebbe quindi esserci salito senza rendersi conto che la struttura fosse di vetro e non di ferro o di mattoni. È precipitato pochi istanti dopo, finendo nella tromba delle scale e a terra dopo un volo di una ventina di metri. I soccorsi sono stati allertati da alcuni testimoni che hanno sentito il tonfo e lo hanno visto agonizzante al suolo, ancora coi guanti da lavoro. Quando i sanitari sono arrivati sul posto era gravissimo, ma respirava. L’ambulanza è ripartita a sirene spiegate verso il San Giovanni Bosco, ma in quell’ospedale il ragazzo è arrivato già morto. Sull’accaduto era stato aperto un fascicolo con l’ipotesi di reato di omicidio colposo.

L’INCHIESTA
La svolta è arrivata 48 ore dopo, in seguito alla trasmissione degli atti in Procura e l’assegnazione al pm Stella Castaldo: procedimento non più a carico di ignoti, ma due persone iscritte nel registro degli indagati con la medesima ipotesi di reato. Una sarebbe la donna che avrebbe commissionato il lavoro a Salvatore, l’altra è comunque legata allo stabile dove è avvenuta la tragedia. «I familiari del ragazzo chiedono giustizia – dice l’avvocato Luciano Bisanti – mi hanno conferito l’incarico al fine di vedere tutelati i loro diritti e far sì che venga fuori la verità. Confidiamo nell’attività della Procura dopo il buon lavoro degli investigatori che hanno ascoltato a lungo i presenti e acquisito molti elementi utili alla ricostruzione dei fatti». Stamattina in Procura verrà conferito l’incarico per l’autopsia, che verrà svolta in giornata. Nei prossimi giorni, forse anche domani, con la liberazione della salma da parte dell’Autorità Giudiziaria si potrà procedere con i funerali, che si terranno a Forcella.

IL RICORDO DEGLI AMICI
Salvatore lavorava a pochi passi, nel bar Tico di via Duomo, all’incrocio con via San Biagio dei Librai. Quel marciapiede l’aveva percorso migliaia di volte per consegnare il caffè, nella strada lo ricordano tutti. Chi lo conosceva perché della zona, abitava a qualche centinaio di metri, anche chi lo aveva incrociato e ci aveva scambiato qualche parola. E tutti hanno per lui le stesse parole: un ragazzo gentile, educato, sempre disponibile. «Ci prendevamo in giro – racconta un ragazzo africano davanti alla sua bancarella – ogni volta che passava mi salutava con un sorriso, mi chiamava Koulibaly, come il calciatore, perché sono nero, e ridevamo insieme». «Era cresciuto a Forcella – dice un amico – e sappiamo quanto questo territorio sia difficile e come sia invece facile finire in strade sbagliate. Salvatore però ce la stava facendo: lavorava per portare i soldi a casa onestamente, aveva sempre evitato certi giri. È morto perché qui le prospettive sono misere e anche trenta euro possono fare la differenza quando hai venti anni e vuoi guadagnare onestamente».
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