Plebiscito, lo stop ai lavori costa 5mila euro al giorno

Plebiscito, lo stop ai lavori costa 5mila euro al giorno
di Pierluigi Frattasi
Giovedì 15 Novembre 2018, 22:50
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Con la sospensione del cantiere del metrò in piazza del Plebiscito, in fumo anche migliaia di euro al giorno di lavori. Le ruspe e gli operai, ormai, si sono fermati da quasi un mese. Congelate anche le lavorazioni delle ditte dell’indotto. 
Il tutto nell’attesa della decisione del ministero dei Beni Culturali sulle griglie della camera di ventilazione. 
Secondo i tecnici e gli addetti del settore, tenere fermo un cantiere di questa importanza significa rinunciare a circa 5mila euro di lavori al giorno. Una cifra che può sembrare grande, ma che in realtà è contenuta, se si considera che l’opera, quando è stata fermata, il 22 ottobre scorso, era appena all’inizio e non impiegava tutta la manodopera necessaria a regime.
I CONTI 
«Non c’è una stima precisa - spiega Andrea Lanzetta, segretario regionale della Campania della Feneal Uil, sindacato degli edili - ma si tratta di cifre calcolate approssimativamente, considerando che il lavoro di un operaio può costare nel complesso circa 250 euro al giorno, comprensivo di tutto, oltre le spese per le attrezzature, le forniture dei materiali, nonché tutto il mondo delle piccole imprese che ruota attorno al cantiere. A soffrire di più sono proprio le ditte dei subappalti, che impiegano quasi tutta manodopera locale: artigiani, carpentieri e altri operatori che si occupano di solito delle attività propedeutiche. Tenere bloccato un cantiere penalizza soprattutto loro, piuttosto che le grandi aziende concessionarie. Senza contare che una piccola impresa dell’indotto che è riuscita ad aggiudicarsi una commessa per un cantiere importante come il Plebiscito - prosegue Lanzetta - probabilmente potrebbe aver rinunciato ad altri incarichi proprio per questo motivo. Uno stop alla programmazione degli avanzamenti dei lavori, rischia di bloccare tutto il sistema: dai Sal (Stati di avanzamento lavori), alle fatture, ai pagamenti a 60 giorni. Una situazione che rischia di aumentare ancora di più le difficoltà, in un momento di forte crisi del settore. È chiaro che una stasi prolungata nel tempo può creare tensione all’interno di piccole realtà».
IL DOSSIER 
Intanto, lo studio integrativo realizzato da Metropolitana di Napoli e Ansaldo Sts è sulla scrivania dell’assessore comunale alle Opere Pubbliche, Mario Calabrese. Al centro del dossier tutti i motivi tecnici che renderebbero, secondo le società, la soluzione di piazza del Plebiscito migliore rispetto alle altre localizzazioni per le griglie di Largo Carolina e piazza Trieste e Trento. Il dossier è corredato da una corposa appendice contenente una serie di scatti fotografici e rendering della piazza e della posizione delle grate, che dovrebbero essere installate nell’area prospiciente il lato destro del colonnato della Basilica di San Francesco di Paola. Le foto, ad altezza d’uomo, sono scattate a differenti distanze dal luogo dove saranno inserite le griglie (40, 30 e 15 metri), in modo da dare l’idea di quale sarà l’impatto. E sono messe a confronto con analoghi scatti che riguardano invece le lamiere che sono già presenti nella piazza tra le due statue equestri. Nel documento, quindi, si evidenzia che l’impatto visivo anche delle nuove griglie sarebbe pressoché pari a zero.
IL VERTICE 
La decisione finale sulle grate, intanto, dovrebbe arrivare nei prossimi giorni. Il Comune la prossima settimana invierà le carte alla Sovrintendenza di Napoli, che a sua volta le girerà al Ministero dei Beni Culturali, a Roma, che ha richiesto di visionarle prima del responso definitivo, avvalendosi del potere di indirizzo, coordinamento e controllo in materia di tutela. La decisione finale, insomma, sarà condivisa tra i massimi funzionari della sede centrale del ministero e della Sovrintendenza di Napoli, sulla scorta di un’analisi condotta e firmata dal sovrintendente Luciano Garella, in considerazione della delicatezza e dell’importanza attribuita a piazza del Plebiscito dal Governo. Una ulteriore conferma di fiducia, insomma, verso Garella. Non è escluso che prima della decisione, possa tenersi anche un confronto con i rappresentanti del Comune. I tempi dovrebbero essere brevi. Una volta arrivate le carte da Napoli, ci vorranno due-tre giorni, prima del verdetto.
I TEMPI 
Ed è già corsa contro il tempo. La Linea 6 del metrò, infatti, deve essere ultimata e rendicontata all’Europa entro il 2019. Il Comune ha già chiesto una proroga da marzo a settembre e si è in attesa di risposta. Ma ulteriori slittamenti potrebbero mettere a rischio i fondi. La parola d’ordine, insomma, è fare presto: chiudere la pratica entro la fine di questo mese, in modo da far ripartire le attività a dicembre. 
Ogni giorno perso, infatti, equivale a migliaia di euro bruciati. Il progetto per le griglie al Plebiscito è quello che garantisce i tempi più rapidi e i costi minori: solo 14 mesi, contro i quasi tre anni previsti invece per Largo Carolina, con 8 milioni di euro in più. In caso di uno spostamento del cantiere, infatti, bisognerebbe aspettare l’esito di nuovi sondaggi archeologici e degli studi geologici.
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