Napoli obbligato a vincere:
per i punti e per il morale

di Francesco De Luca
Sabato 22 Settembre 2018, 22:42
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In ansia dopo 4 giornate e una gara di Champions finita male ma non malissimo: per evitare di accomodarsi sul lettino dello psicologo il Napoli deve vincere a Torino. Gli azzurri nello stadio dedicato ai miti di Superga sfidano la squadra di un allenatore che ha lasciato il segno nell’éra De Laurentiis, Mazzarri, che nell’autobiografia raccontò di essere stato inseguito dal presidente negli spogliatoi del San Paolo, prima dell’ultima partita del 2013, affinché firmasse il rinnovo, un po’ come è accaduto cinque anni dopo con Sarri: né l’uno né l’altro accettarono. Le partite con i granata sono state passeggiate negli ultimi anni: nove vittorie in 11 partite. Ma questo Toro si è rafforzato con Izzo, napoletano di Scampia, in difesa, e Zaza, sì proprio l’ex bianconero che spense i sogni scudetto di Sarri nel febbraio 2016, in attacco e sta metabolizzando i codici tecnici di Mazzarri (quel 3-5-2 che è un marchio di fabbrica) e assumendo il suo carattere tosto. È l’occasione per scacciare quelle ombre che continuano ad accompagnare il cammino del Napoli, impreciso e non brillante a Belgrado, ma soprattutto sfortunato perché avrebbe meritato di conquistare la prima vittoria Champions sul campo della Stella Rossa. Sostiene il vate Sacchi che la squadra del suo allievo sia venuta meno martedì sul piano della personalità. Ne ha avuta, invece: i problemi riguardano l’aspetto tattico perché la “migrazione” da Sarri ad Ancelotti non è stata ancora completata. C’è da attendere. Con fiducia. Ma senza aspettare troppo, anche perché il calendario del Napoli è molto impegnativo: mercoledì arriverà al San Paolo il Parma imbottito di ex, una delle squadre più toniche in questo avvio di stagione, e sabato ci sarà il ritorno a Torino per la super sfida con la Juve, prima di un’altra partitissima, quella di Champions contro il Liverpool che procede spedito in Premier e dovrà affrontare due volte il Chelsea di Sarri prima della missione al San Paolo.
È apparso che il 4-4-2 dia maggiore sostanza alla difesa (zero reti subite nelle ultime due gare e si consideri che i portieri azzurri sono quelli che hanno effettuato meno parate in campionato, solo 5 nelle prime 4 giornate secondo i dati della Lega Calcio) ma l’attacco punge poco. Ancelotti si prepara a un nuovo turnover nei tre reparti perché lo aspettano altre gare infrasettimanali e prova a quadrare il cerchio soprattutto in attacco, dove il Napoli è meno devastante rispetto al passato e anche all’inizio di stagione: ricordate con quanto vigore riuscì a recuperare lo svantaggio contro Lazio e Milan? È cambiata la filosofia e si vede anche dal dato sulla prestazioni atletiche: questa è la squadra che ha percorso finora meno chilometri, 106, laddove con Sarri era quella di maggiore chilometraggio e fatica. Contro il bunker del Toro - la linea che passa da tre a cinque - Ancelotti dovrebbe provare la carta dei due attaccanti veloci e piccoli, Insigne e Mertens (un tormento per i granata con sei gol e tre assist nelle ultime quattro partite), per non dare punti di riferimento. Lorenzo sta assumendo il ruolo di leader in questo gruppo e lascia tracce importanti, come i gol contro Lazio e Fiorentina, oltre a quello sfiorato a Belgrado. Ma soprattutto sta occupando più zone di campo rispetto al passato, non solo quella abbastanza circoscritta a sinistra: se si completa, sarà di grande aiuto al Napoli. Smontato almeno per ora il tridente, il laterale Callejon è alla ricerca del primo squillo: zero gol pur avendo avuto il maggiore numero di opportunità, 15. E Hamsik aspetta un’ulteriore chance per dimostrare quanto lui conti per questa squadra a prescindere dal posizionamento in campo. Non sono stati anni facili per il capitano, dai problemi tattici con Benitez alle sostituzioni di Sarri: oggi rivede Mazzarri, il tecnico che più di tutti lo ha valorizzato, portandolo all’attenzione dei più grandi club europei, ai quali Marek ha avuto la forza di dire no.
Il Napoli, il nuovo Napoli che ha gli stessi uomini di un anno fa esclusi i portieri, deve anche credere maggiormente in se stesso ed essere più freddo sotto porta affinché la pressione che esercita sugli avversari (il secondo tempo della partita contro la Fiorentina e la gara a Belgrado) non sia sterile. Gli azzurri hanno sufficiente esperienza per affrontare le situazioni più complesse, con queste ansie che affiorano nell’ambiente da settimane. Il Napoli ha fatto sapere che De Laurentiis sarà oggi vicino agli azzurri, nello stadio Grande Torino e non a Bari, dove l’altra sua squadra fa il debutto casalingo in serie D, davanti a una platea carica di entusiasmo perché con il produttore si sogna in grande. La compattezza può aiutare in questa fase in cui vi è la ricerca dell’identità. A tutto il resto penserà un allenatore che ha sconfinata esperienza e forte capacità di autocritica, disposto a cambiare idea per non sbattere contro muri.
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