Napoli, la Juve è più vicina ma ora meno stress

di ​Francesco De Luca
Domenica 18 Marzo 2018, 23:28
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Il tridente delle meraviglie ha generosamente lasciato che l’avvicinamento del Napoli alla Juventus fosse deciso da un difensore poco abituato al gol (questo il terzo in cinque anni azzurri): colpo di testa di Albiol su calcio d’angolo, Perin trafitto e San Paolo in festa perché la capolista è tornata a minima distanza, solo due punti di distacco quando mancano quattro partite allo scontro diretto del 22 aprile all’Allianz Stadium di Torino. Non è stata una serata esaltante, molto di meglio hanno fatto vedere gli azzurri in questa stagione. Ma è in certe circostanze che diventano pesanti gli spunti su tiri da fermo.
Prima del gol di Albiol, il Napoli aveva colpito due pali (Insigne nel primo tempo, il sesto in questo campionato; Mertens nella ripresa) e fallito una clamorosa palla gol con Allan. La macchina azzurra si è accesa dopo venti minuti, dopo aver lasciato campo e occasioni al Genoa, soprattutto dal lato che governano Koulibaly e Mario Rui. È uscito Hamsik per un infortunio muscolare ed è aumentata la pressione sui rossoblù, con Mertens che richiamava più avversari su di lui e apriva varchi per i compagni. Il Genoa, che ha sorpreso gli azzurri non presentandosi a Fuorigrotta con un atteggiamento remissivo, non è rimasto a guardare e ha provato a colpire in contropiede finché non è arrivata la rete. Proprio quando Sarri stava per effettuare il secondo cambio, schierando Milik al posto di Jorginho per creare una linea di quattro attaccanti, c’è stata la svolta, con quel colpo di Albiol, che ha lavorato bene nelle due aree.
Il campionato si ferma, si ripartirà sabato 31 con Sassuolo-Napoli e Juve-Milan. Per i bianconeri, ci sarà subito dopo il primo confronto con la Juve in Champions e questo doppio round con i Blancos in una settimana può incidere sotto l’aspetto psicofisico. Ma i risultati dei bianconeri non devono essere il primo pensiero per gli azzurri, né soprattutto condizionarli come è accaduto a lungo ieri sera. La gestione di questa cruciale fase del campionato è anzitutto psicologica. Uno dei principi del gioco sarriano è il divertimento dei giocatori e sembra che non ve ne sia in questa fase, per lo stress d’alta classifica. Soltanto recuperando questo tipo di atteggiamento, che condiziona la giocata e il tiro, il Napoli potrà spostare la pressione sulla Juve che ha già visto ridursi in un turno il vantaggio creato mercoledì, quel +4 piazzato dopo il recupero con l’Atalanta.
È possibile che durante l’ultima sosta, a un mese dalla sfida di Torino che probabilmente assegnerà lo scudetto, De Laurentiis e Sarri ragionino sul nuovo contratto. In particolare su due punti: l’aumento dello stipendio base del tecnico, che guadagna quattro volte in meno di Allegri, e l’annullamento della clausola rescissoria di 8 milioni, cifra alta ma non impossibile per alcuni potenti estimatori di Maurizio. A prescindere dall’esito della stagione, il presidente si muove per il futuro, dai rinnovi di contatti alle operazioni di mercato. Ma il caposaldo del progetto resta la presenza di Sarri che ha una totale sintonia con l’ambiente e ha migliorato il rapporto con De Laurentiis ed ecco perché è arrivato il momento di sedersi e ragionare, magari firmare, come avrebbe voluto fare il presidente già due mesi fa. Il Napoli, coniugando gioco e risultati, è diventato un modello. Lo conferma la dichiarazione di Icardi a Marassi dopo i suoi quattro gol alla Samp. «Abbiamo fatto il Napoli della situazione», ha detto il capitano dell’Inter: il Napoli, non la Juve, il cui compassato allenatore Allegri ha fatto discutere per una battuta dopo lo 0-0 a Ferrara. «La Spal? Abbiamo fatto un’opera di bene». Alla faccia del rispetto verso gli avversari. Da qui al 20 maggio, i bianconeri non troveranno dovunque tappeti rossi: se ne facciano una ragione.
È stata una giornata in cui il Var ha inciso molto, frequente il ricorso degli arbitri al supporto tecnologico non appena è stato sottolineato il ridotto numero di consultazioni. Ci sono stati episodi dubbi a Milano, Verona, Torino e Benevento e gli arbitri in campo hanno consultato gli arbitri in regia, non affidandosi al loro istinto. A Napoli, Pasqua non ha avuto dubbi sul contatto tra Zukanovic e Allan: il brasiliano ha calciato male al momento del tiro ma era stato sbilanciato. Evidentemente dev’esservi stata una sollecitazione da parte dell’Associazione arbitri affinché vi sia una costante collaborazione. D’altra parte, lo strumento è stato promosso anche dalla Fifa, che ne ha ufficializzato l’adozione ai Mondiali in Russia. Gattuso, tecnico del Milan, ha ammesso dopo il successo sul Chievo: «Senza il Var non avremmo vinto». Finora i suoi colleghi lo avevano, a torto o a ragione, attaccato: è un passo in avanti. Fondamentale l’uso del Var negli ultimi due mesi del campionato più avvincente degli ultimi anni, con tutti i fronti aperti, dallo scudetto alla salvezza.

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