Napoli, centri per i vaccini assaltati dalle famiglie. Ma i medici: c’è tempo fino a marzo

Napoli, centri per i vaccini assaltati dalle famiglie. Ma i medici: c’è tempo fino a marzo
di Pietro Treccagnoli
Mercoledì 6 Settembre 2017, 00:00
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Servirebbe un vaccino per Napoli, per il caos che si produce in ogni occasione, sommando l’irruenza dei cittadini, dettata dalla ormai cronica sfiducia, e l’abitudine ad arrangiarsi. La corsa alle vaccinazioni obbligatorie si sta dimostrando l’ennesima prova di questa addizione a perdere. Basta mettere piede in qualcuno degli ambulatori sparsi tra centro e periferia. Ressa, stress, file scombinate, personale che fatica a mantenere la calma, passeggini con bambini sfastidiati o appena riemersi da una crisi di pianto. Tra prenotazione, vaccinazione e certificazione s’è creato l’abituale corto circuito. Aghi, ovatta, timbri, firme. Sanità, scuola e burocrazia: da qui alla prossima settimana si salvi chi può.

A via Generale Orsini, nel pieno di Santa Lucia, ad esempio, nella stretta saletta sulla quale affacciano le stanze dove si lavora, sono tutti in piedi a pressare le porte sbarrate, dalle quali a turno escono mamme (soprattutto) e papà con il pargolo in braccio. Si aspetta e si discute sull’obbligo. Naturalmente la sindrome No-Vax tiene banco. Ha tracimato dai social e ha creato fronti contrapposti. Elisabetta è venuta per prenotare. Ha due bambini in età scolare, li sta vaccinando obtorto collo: «Non sono d’accordo, ma non ho alternative». Ma quando le dicono che i dieci vaccini saranno somministrati con due sole iniezioni scatta: «E no, non ci sto più». Resta lo stesso, contrariata e pensierosa. Ma è in netta minoranza. Chi non ha dubbi è Carlo Colicchio, avvocato. Aspetta tranquillo il turno: «Era ora che si prendesse una decisione del genere. E siamo pure in ritardo. Siamo circondati da persone che vanno appresso alle fake news. Meno male che hanno radiato dall’ordine i medici che si oppongono alla prevenzione».

Chi si è precipitato agli ambulatori è generalmente d’accordo. Anzi non si pone troppe domande. S’è sempre fatto e non capisce perché bisognerebbe cambiare. Totale fiducia. Le uniche proteste scaturiscono dalla lunga attesa e puntano sulla fretta con la quale si sta svolgendo tutta l’operazione. «Potevano pensarci prima, decidere con calma» commenta Fulvia, giovane mamma di Fuorigrotta che a via Winspeare prova a calmare il bambino, dondolandolo con dolcezza. I piccoli hanno meno resistenza e hanno più motivi degli adulti per protestare, frignando. Anche Fulvia è a favore dei vaccini: «Ben vengano tutti». Ma venisse pure l’ora di varcare la soglia della stanza dove si fanno le punture. In fila c’è pure Riccardo Saliva, consulente generico, deve prenotare per l’unico suo bambino che ha cinque mesi: «Non serve per la scuola» chiarisce «ma io sono a favore dei vaccini e contro tutti i No, Vax e affini».

Non tutti gli ambulatori, tra l’altro, sono aperti. Quello di corso Vittorio Emanuele ieri mattina era chiuso. Gli uomini della sicurezza spiegano che è in servizio solo il giovedì e il venerdì. Anche con quest’emergenza? Anche. Quello dell’Arenella, a via Giacinto Gigante, è off-limits per lavori. L’utenza è dirottata al Vomero, a via Recco, in pratica ad Antignano. E proprio qui, ieri, c’è stata una delle resse più estenuanti. Dalle 10,30 alle 13 non s’è capito niente, nonostante fosse stato approntato un piano di smistamento in diverse stanze. Lo ripetono estenuati i genitori che finalmente, poco prima della chiusura, riescono a guadagnare l’uscita. E lo ammette anche il personale sanitario. Tra informazioni, prenotazioni, vaccinazioni e certificazioni sono passate tra le trecento e le quattrocento persone. «Le vaccinazioni sono state poco meno di cento» precisa la responsabile per il 27° distretto dell’Asl 1 del settore materno e infantile, Marina Tesorone. «Medici e paramedici stanno dando il massimo, ma l’afflusso è fuori dalla norma». Perché non si tratta solo di fare iniezioni. Tantissimi vengono a chiedere certificati o addirittura per sapere se sono in regola. Sono stati approntati sportelli differenziati, ma intorno alla mezza sembrava di stare al manicomio.

«È mancata un’informazione preventiva adeguata» aggiunge la Tesorone. «Non c’è tutta questa fretta. Per iscrivere i figli a scuola basta l’autocertificazione e per prenotare è sufficiente una semplice mail». Invece si sono catapultati tutti all’ambulatorio, già da lunedì. «Comunque, stress a parte» continua «stiamo avendo buoni risultati. Abbiamo recuperato molti inadempienti che avevano dimenticato di fare i richiami». Capita. «Ma anche molti che non avevano mai vaccinato i figli». Per scelta? «Anche. Al Vomero i No-Vax sono molti attivi e organizzati. Valutiamo i non vaccinati nella nostra zona tra il cinque e il sei per cento». Tanti. Molto più che nei quartieri popolari, dove la vaccinazione non si discute, soprattutto se è gratuita. «Be’, qui l’utenza tende a informarsi sul web e prende per buone tante bufale, trasformandole in distorte scelte ideologiche. Farebbero bene a venire da noi, senza tanti pregiudizi». E senza supponenza.
 
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