«Quella maestra è violenta»
i bimbi non entrano in classe

«Quella maestra è violenta» i bimbi non entrano in classe
di Mariagiovanna Capone
Lunedì 19 Marzo 2018, 22:56
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Un ceffone. Poi una violenta tirata d’orecchie, una strigliata ai capelli, la punizione di pranzare in piedi, la sedia scalciata da sotto al sedere, il sentirsi chiamare continuamente «scugnizzi» e «stupidi» al punto che «è inutile che studiate, tanto non concluderete mai nulla nella vita». Tutto questo rivolto a bambini di otto-dieci anni dalla loro insegnante. Non avvenimenti sporadici ma, a detta degli alunni, un comportamento che va avanti da due anni, cioè iniziato quando frequentano la seconda elementare a oggi che sono in quarta. 
La scuola è l’«84° Circolo E. A. Mario», accorsato istituto dell’Arenella guidato dalla dirigente Maria Parascandolo. I fatti, però, sono emersi soltanto alcune settimane fa, e ora che i genitori hanno sentito i racconti dei loro figli, non vogliono che siano vicino «a una persona malvagia, con evidenti problemi relazionali e che non deve essere messa a contatto con gli studenti per nessun motivo» riferisce una delle 21 mamme. Anzi, ad avallare la loro posizione ferma riguardo l’insegnante, ci sono testimonianze raccolte, consegnate alla preside, protocollate e girate ai carabinieri (che dopo aver ascoltato alcuni genitori hanno trasmesso i documenti alla Procura della Repubblica), e una lettera urgente inviata al direttore dell’Ufficio scolastico regionale Luisa Franzese in cui si chiede l’immediato intervento sul caso. 
I genitori stanno impedendo di far entrare i loro figli quando la donna accusata di violenze, insulti e persecuzione è in classe. E così è stato venerdì e ieri, quando al momento dell’ingresso alla «E. A. Mario», tutta la quarta C non ha voluto mettere piede in aula alla vista della maestra presunta vessatrice.
 

«Per un paio di giorni non è andata a scuola. Credevamo che la dirigente avesse trovato il rimedio a questo problema, ma invece venerdì si è ripresentata, così come pure lunedì, come nulla fosse» spiega un genitore.
«Mi sento molto in colpa - afferma una mamma - Da due anni i nostri figli subivano queste torture in classe e noi non ci siamo accorti di nulla. Anzi ci siamo accorti di alcune anomalie ma parlandone con l’insegnante abbiamo creduto a lei e non a loro. Mia figlia, in particolare, mi ha rinfacciato tra le lacrime di aver creduto alla “maestra cattiva”, che agli incontri scolastici descriveva una bambina di nove anni: aggressiva, violenta, maleducata. Ho anche punito mia figlia per il suo comportamento, mentre solo oggi ho capito che la maestra voleva denigrarla perché lei, piccina ma dal cuore grande, le rispondeva quando schiaffeggiava o riempiva di insulti un amichetto». 
Le vittime preferite, secondo il racconto delle mamme, erano soprattutto gli alunni maschi «definiti dalla maestra: deficienti, scemi, scugnizzi» e tormentati oltre che con «insulti» anche da «schiaffi, pizzicotti, capelli tirati», e da quelli che le famiglie non mancano di definire «casi di violenza psicologica». «Abbiamo saputo tutto ciò per caso: uno dei bambini particolarmente vessato dalla maestra da qualche tempo aveva manifestato uno stato ansioso che ha preoccupato i genitori. Era in terapia e il suo terapeuta pian piano ha capito che ad attanagliarlo era qualcosa nell’ambiente scolastico. Alla fine ha parlato, e quando il piccolo ha esternato di non essere l’unica vittima, la mamma ce l’ha detto inorridita: lo abbiamo chiesto ai nostri figli e ci hanno confermato. L’insegnante diceva loro di tenere “la bocca cucita”, li terrorizzava e minacciava che se avessero parlato sarebbe stato peggio per loro, e agli alunni che detestava inseriva il sei o sette in condotta: ma vi pare possibile che alle elementari un bambino con tutti dieci riceva un sei in condotta?». 
Impensabile per i genitori dei ventuno alunni che «stiano mentendo. Potrei avere il dubbio se ci fossero due-tre casi, con cedimenti e contraddizioni dopo l’ennesimo colloquio, ma per noi non ci sono dubbi: siamo di fronte a un comportamento di una persona chiaramente inadatta a ricoprire il ruolo di insegnante. I nostri figli devono sentirsi al sicuro a scuola». 
Il 7 marzo si sono recate dalla dirigente Parascandolo per raccontare «i diversi episodi raccontati dai bambini relativi alla maestra, la quale avrebbe tenuto comportamenti violenti sia fisici che psicologici». La preside ha così deciso di convocare il lunedì successivo «un’assemblea con tutti i genitori, docenti compresa la maestra accusata delle violenze, per affrontare il problema. La donna però è stata in silenzio, ha parlato solo in un frangente con parole che mi hanno molto inquietato: ha chiesto “i bambini hanno lividi?”, perché sapeva benissimo che le sue aggressioni non lasciavano segni». Due settimane fa, si sarebbe accorta del comportamento anomalo della maestra almeno una sua collega: «Dopo un ceffone sul viso di un alunno, i compagni hanno inscenato una rivolta, battendo le mani sui banchetti, e su un cartellone hanno scritto “Vogliamo giustizia”. Per il rumore una maestra entrando poco dopo notò la faccia arrossata. Cosa abbia fatto poi, non lo sappiamo». 
Non è tutto, la maestra è accusata dagli alunni di episodi agghiaccianti, ben oltre la fantasia di un bambino: «Chi sbagliava un compito, lo faceva strisciare per tutta l’aula a faccia in giù; chi difendeva gli “scemi”, come li definiva lei, era costretto a consumare il pasto in piedi; chi dondolava sulla sedia, veniva scalciato a terra. Le autorità devono intervenire immediatamente».
«Chiediamo un intervento tempestivo e urgente da parte della dirigenza del’Ufficio scolastico regionale, al fine di accelerare l’iter procedurale che possa porre fine a tale situazione, tenendo contro della reazione dei bambini e della necessità di garantirgli di frequentare con serenità la scuola» scrivono nel documento consegnato al direttore Franzese, in cui chiedono «l’adozione di provvedimenti urgenti, al di là di quelle che saranno le risultanze dei procedimenti penali o disciplinari, in quanto il rapporto alunni-docente è definitivamente e irreparabilmente compromesso e al danno già subito dai bambini si aggiunge anche la privazione di diritto allo studio». 
Venuto a conoscenza dei fatti, il consigliere della Municipalità 5 Alessandro Capone si è detto «colpito da una vicenda su cui va fatta luce a ogni costo. Seguirò personalmente il caso». E il direttore Luisa Franzese sull’argomento lascia pochi dubbi: «Affronterò subito questo caso, e procederò per accertare le responsabilità. Si tratta di un episodio molto grave, e trovo strano che nell’ambiente scolastico nessuno abbia avuto sospetti sull’insegnante. In ogni caso, i genitori hanno fatto bene nel dubbio a non far entrare in classe i figli, capisco benissimo i loro timori. Prometto di fare chiarezza e di affrontare con celerità la questione». 
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