Movida, ecco i quattro pm contro risse e decibel

Movida, ecco i quattro pm contro risse e decibel
di Leandro Del Gaudio
Mercoledì 17 Gennaio 2018, 22:55
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Stanno raccogliendo denunce e informative di polizia giudiziaria, ascoltando testimoni e parti offese, coordinando il lavoro delle forze di polizia in campo. Sono in quattro, rappresentano la mossa messa in campo dalla Procura di Napoli per indagare sui reati commessi nelle zone della cosiddetta movida cittadina. Una sorta di pool: o un gruppo intersezione, che - almeno per il momento - è composto da quattro pm della Procura di Napoli. In campo, contro risse o decibel impazziti, o comunque contro altre criticità che si verificano negli spaccati metropolitani presi d’assalto nelle notti di festa, ci sono i pm Stefano Capuano, Danilo De Simone, Claudio Siragusa (quest’ultimo impegnato negli ultimi dieci anni nel pool antimafia di Palermo e di Napoli, dove ha condotto indagini sui clan dell’area stabiese), Salvatore Prisco. Saranno coordinati dal procuratore aggiunto Rosa Volpe, a capo del pool criminalità ordinaria.
Come annunciato nella sua lettera di intenti, il procuratore Gianni Melillo punta a creare gruppi intersezionali in grado di monitorare fenomeni complessi come la movida partenopea. 
Una riorganizzazione che punta a rimanere al passo con i tempi, nel tentativo di contrastare fenomeni in movimento, fluidi, che sono esplosi soprattutto negli ultimi mesi. Possibile a questo punto che sia il gruppo dei quattro pm della movida che prenderà ad occuparsi di quanto accaduto a metà novembre in via Poerio, zona baretti, con lo scontro tra due gruppi di ragazzi, provenienti - rispettivamente - da Napoli est e dalla periferia occidentale. 
Minuti di terrore, con un ragazzo di venti anni (tuttora detenuto) che esplode colpi di pistola nel mucchio, nel tentativo di allentare la morsa di almeno trenta persone (per lo più minori) provenienti da San Giovanni a Teduccio. 
Un caso sul quale hanno finora lavorato i pm anticamorra Carrano e Fratello, rispettivamente titolari delle indagini sui clan di Mergellina-Fuorigrotta e sulle cosche di Napoli est. 
Un episodio che fa da spartiacque e che rende doverosa la sinergia investigativa tra Procura ordinaria e Procura dei minori, sullo stesso solco stabilito in questi anni per quanto riguarda le indagini antimafia a proposito delle cosiddette paranze dei bimbi. Ma non ci sono solo zuffe, sparatorie, pestaggi o ferimenti a colpi di coltelli, all’attenzione del gruppo movida. Sotto i riflettori anche altre forme di criticità legati ai momenti di aggregazione che avvengono in modo spontaneo nell’area metropolitana. 
Possibile infatti che sarà al neonato pool sui reati da movida che dovranno rivolgersi i vari comitati cittadini - nati o cresciuti a partire da settembre - che dal centro storico, dal Vomero e da Chiaia si battono per una regolamentazione della movida. Decibel, alcol, spaccio di droghe leggere, sosta abusiva: se tutto ciò ha un rilievo penale è destinato a finire sul tavolo del nuovo gruppo nato in questi mesi in cui si sono ripetuti episodi di cronaca condizionando anche i momenti di svago e di relax di migliaia di persone. 
Facile immaginare che la Procura punti a monitorare il fenomeno movida non solo sulla scorta di un approccio tradizionale (con denunce e segnalazioni di polizia), ma anche sfruttando il materiale di conoscenze che emerge dai social. Basta considerare quanto accaduto lo scorso anno: ad ogni rissa, pestaggio o aggressione seguono commenti e post via facebook. Ed è sempre attraverso i social che passano immagini e fotografie che aiutano a mettere a fuoco quanto accade nel corso della movida giovanile. Non solo la rissa di Chiaia sul tavolo dei quattro pm napoletani. Basta fare un passo indietro per imbattersi in un’altra pagina sinistra, come quella dello scorso settembre, vittima un professionista napoletano residente in via Aniello Falcone. 
Ricordate quanto raccontato dai giornali qualche mese fa? In almeno un paio di occasioni, ci furono minacce e aggressioni contro un professionista che si era esposto nel denunciare caos, traffico e schiamazzi notturni fino alle prime ore del mattino. Una zona cruciale per la movida cittadina, quella di via Falcone, dove la presenza di baretti (ovviamente parliamo di persone oneste che alimentano l’economia pulita a Napoli) attira anche parcheggiatori abusivi, creando traffico e schiamazzi fino al cuore della notte. 
In due occasioni, il professionista è stato attirato in strada, sono arrivate minacce via citofono. E non è tutto. Sempre in via Falcone, qualche settimana fa sono stati sfondati vetri e lunotti delle auto in sosta, evidentemente come reazione a qualche forma di protesta espressa in questi mesi da parte dei residenti. Scenario delicato, equilibri precari tra istanze differenti della città che hanno provocato episodi di teppismo. Come a Chiaia, dove un negoziante scagliò un vaso dal balcone di casa per attirare l’attenzione sul caos notturno e dove pochi giorni prima della befana, ancora in piena area movida, è stata consumata un’aggressione a colpi di coltelli. 
Facce diverse di una realtà in divenire, che ora tocca a un «gruppo intersezionale» passare in rassegna nel corso delle indagini su quella che è la parte critica di movida e by night napoletani. 
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