Medio Oriente: perché Donald
non può fare sempre da solo

di Alessandro Orsini
Lunedì 16 Luglio 2018, 22:51
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È iniziata una nuova era nei rapporti tra Stati Uniti e Russia. Trump assicura che non avrà più relazioni conflittuali con Putin e che il mondo beneficerà di questa nuova distensione. Nessuno mette in dubbio l’importanza dell’incontro in Finlandia. Che sia avvenuto è un bene, soprattutto per l’Italia, che ha un forte interesse a una rapida distensione con la Russia, incoraggiata dal governo di Giuseppe Conte e dall’opposizione. Tuttavia, sottoposte al vaglio della ragione, le parole di Trump perdono molto del loro vigore. La pace nel mondo, invocata nella conferenza con Putin, non dipende soltanto dalle relazioni bilaterali tra Russia e Stati Uniti, ma dai rapporti tra Russia, Stati Uniti e una molteplicità di Paesi. Detto più chiaramente, l’unilateralismo di Trump è destinato a conservare i problemi, anziché risolverli. Non è questione di buona volontà; è questione di forze oggettive. L’unilateralismo può funzionare per uscire dagli accordi con l’Iran e dagli accordi sul clima di Parigi oppure per imporre i dazi doganali contro l’Unione Europea e trasferire l’ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme.
Non può funzionare quando sono in gioco questioni molto complesse che coinvolgono gli interessi vitali di altri Stati. I casi della Siria e dell’Ucraina renderanno più chiaro il discorso. Qualunque accordo Trump possa fare con Putin in Siria, non funzionerà, se colpirà gli interessi vitali dei turchi. È agevole capire il perché: terminate le parole, la Turchia agisce. L’abbiamo visto nel nord della Siria, dove Trump aveva deciso unilateralmente di creare un’entità curda. Erdogan ha provato a spiegarsi a parole, ma poi, inascoltato, ha sfondato le linee siriane e ha invaso una parte del Paese, scacciando le milizie curde appoggiate dalla Casa Bianca. Trump e Putin avevano poi stabilito un cessate il fuoco nel sud della Siria durante il G20 di Amburgo, l’8 luglio 2017. Stesso stile, stesse conseguenze. Trump aveva stretto l’accordo appartandosi con Putin a margine del summit, ma Israele ha respinto il cessate il fuoco e ha proseguito con i bombardamenti contro Assad, le milizie di Hezbollah e quelle dell’Iran. La Siria non è una questione Trump-Putin. Per quanto abbiano un ruolo preminente, non potranno mai decidere da soli il futuro di quel Paese. L’unilateralismo mostra i suoi limiti anche in Ucraina. L’annessione della Crimea e il futuro dell’Ucraina dell’est sono questioni che investono gli interessi vitali di molti Paesi dell’Unione Europea e della Nato. Nessuna decisione, che non sia multilaterale, avrà effetti duraturi in Europa dell’est. 
A Trump va però riconosciuto il merito della coerenza. Ha sempre detto di voler stabilire rapporti distesi e pacifici con Putin. Il fatto che persegua questo obiettivo, nonostante sia circondato da una grande opposizione anti-russa, esprime determinazione e perseveranza: due qualità fondamentali per un capo di Stato. È comprensibile e sensato che Trump cerchi la collaborazione di Putin per contenere l’espansione della Cina e per indurre Kim Jong-un a più miti consigli: un’indagine recente ha svelato che la Corea del Nord non ha abbandonato il suo programma nucleare. Resta il fatto che Putin, avendo le stesse qualità di Trump, ma in eccesso, chiederà in cambio qualcosa per il suo contributo e questo ricondurrà il mondo allo stesso problema che sono Siria e Ucraina. Le priorità strategiche di Putin sono due. La prima è il riconoscimento dell’annessione della Crimea, con il conseguente ritiro delle sanzioni che stanno impoverendo la Russia. La seconda è il ritorno della Siria sotto la completa influenza di Assad ovvero della Russia, a cui è infeudato. In sintesi, Putin vorrebbe che i soldati americani abbandonassero il nord della Siria per riprendersi tutto il Paese. Trump vorrebbe concedere ciò che Putin desidera, perché ritiene che l’Ucraina e la Siria non siano di vitale importanza per gli Stati Uniti, mentre lo sono il contenimento della Cina e della Corea del Nord. In Siria, si accontenterebbe di alcune garanzie per arrestare l’ascesa dell’Iran e proteggere Israele, ma il mondo non è di Trump, anche se l’unilateralismo può offuscare lo sguardo. 
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