Le scelte dei giovani che passano per il web

di Mauro Calise
Domenica 24 Marzo 2024, 23:00 - Ultimo agg. 25 Marzo, 06:00
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I conti alle Europee, per il momento, si fanno con i partiti che ci sono. E con le regole che conosciamo: sbarramento al 4 per cento, chi arriva sotto arrivederci e grazie. Però, su come i voti si raccolgono – con quali canali e strategie – la partita è aperta. E si intravede qualche novità all’orizzonte. All’insegna di un uso innovativo della Rete, e di un target preferenziale: i giovani. È quello che i partiti tradizionali, fino ad oggi, non sono riusciti a fare. E che, invece, si propone la sigla «Nos».

Lanciata di recente come «il primo media-partito al mondo» da un imprenditore che si è aperto la strada con «Will», piattaforma di informazione social di grande e rapido successo tra giovani e giovanissimi. I numeri, però, sono in salita. Trasformare il serbatoio di un milione e mezzo di follower di Will in voti sonanti a giugno è un’impresa fantapolitica, e i settantamila attuali iscritti a Nos sono una cifra appena incoraggiante. Ma l’esperimento va seguito, per le prospettive che apre in quell’ecosistema mediale che, da mezzo secolo, è la fucina dell’innovazione politica. A cominciare dal ruolo battistrada ricoperto dal quotidiano Repubblica, diventato in pochissimo tempo il riferimento culturale del centrosinistra, in un’epoca in cui la carta stampata era ancora il principale veicolo di elaborazione e circolazione delle idee.

Il passaggio del testimone alla Tv viene sancito dalla discesa in campo di Berlusconi, che fonda la propria forza comunicativa sul controllo di Mediaset e – non meno importante – sulla profonda conoscenza di audience e palinsesti. L’esplosione di Internet coincide con l’iperbolica ascesa dei grillini, che costruiscono organizzazione e messaggio intorno a una piattaforma e a un sito web. Sembra iniziata una nuova era, e invece la spinta propulsiva si esaurisce rapidamente. Il web appare incapace di far fare quel salto di qualità che trasforma la massa dei follower in una platea di seguaci informati e disciplinati, un modo per rivitalizzare dei partiti sempre meno in grado di interagire con la propria base.

Il fenomeno che prevale, al contrario, è quello della leaderizzazione della rete. La creazione di un legame social basato su un’empatia superficiale, con picchi vertiginosi di consensi accompagnati da altrettanto precipitose cadute. Il vero crocevia resta questo: coniugare l’appeal carismatico con l’argomentazione e partecipazione razionale. O viceversa.

La nostra epoca – nel bene e nel male – è segnata dal ruolo dominante di capi di governo e di partito. È una «democrazia del leader», nel tentativo di dare risposte a problematiche globali che impongono decisioni serrate in situazioni emergenziali. Però, al tempo stesso, l’ampiezza e crucialità delle sfide da affrontare imporrebbe che il cittadino-elettore fosse molto più coinvolto di quanto non sia stato possibile coi vecchi circuiti rappresentativi. E la rete offre opportunità straordinarie di inclusione, approfondimento e discussione. Basti pensare alla galassia in espansione dell’autoformazione digitale. È difficile prevedere se – come scrive Giovanni Viafora sul Corriere – riuscirà il tentativo di Nos di «trasformare, inpochi mesi, una comunità virtuale in una vera comunità elettorale che spedisca candidati al parlamento europeo».

E molto dipenderà dal successo dell’abbinamento recentemente annunciato di Nos con Azione di Calenda. Che potrebbe aiutare Azione a superare la soglia di sbarramento o, al contrario, rivelarsi una fusione fredda col magma incandescente del web. Fino ad oggi, nel rapporto con le piattaforme sono stati i leader a farla da padroni. E questo ai «20-30enni, colti, poliglotti, naturalmente digitali» che sono il target preferenziale di Nos certamente non va molto a genio. Quale che sia l’esito immediato, si tratta comunque di un laboratorio cui i partiti maggiori farebbero bene a prestare attenzione. Al di là delle formule politiche, una nuova Europa può nascere soltanto se riesce a parlare ai giovani. E la lingua dei giovani, oggi, è il web.

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