Lacrime e abbracci: «Pietruccio» riapre

Lacrime e abbracci: «Pietruccio» riapre
di Gennaro Di Biase
Sabato 15 Dicembre 2018, 22:54
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Con le lacrime agli occhi, Montesanto abbozza un sorriso. La tristezza resta infinita, ma a migliaia sospirano e si stringono il petto guardando la saracinesca di Pietruccio che si è rialzata dopo la scomparsa di Antonio Ferrara, 62 anni, morto d’infarto all’ospedale Pellegrini dopo un tentativo di rapina nel suo storico minimarket il 6 dicembre. 
Da allora il tempo è rimasto sospeso alla Pignasecca. Per questi vicoli è stato e resterà un Natale tragico, ma la riapertura di Pietruccio «lo ha reso un po’ meno amaro per il popolo di Montesanto», dice, come tutti, Antonio Ruggiero. Il negozio è ora nelle mani dei fratelli di Antonio, che si alternano dietro al bancone tra dovere e dolore. 

Tra via Montesanto e la Pignasecca ne sono capitate tante da quella sera maledetta. All’indomani della tragedia, le candele accese posate intorno alla saracinesca abbassata della salumeria di un negoziante che tutti amavano sono state centinaia. Poi la fiaccolata, i dubbi, le indagini della polizia, e la sera in cui il rapinatore della Pignasecca – un quarantaseienne di Montesanto – si è consegnato alle forze dell’ordine. Quindi i funerali nella chiesa di Santa Maria, un bagno di folla e lacrime, un abbraccio di migliaia di persone e l’altro abbraccio, prima della cerimonia, tra il figlio del rapinatore e il figlio di Antonio. 
Poi ci sono state la rabbia, le proteste dei residenti della Pignasecca nei confronti di Comune e Municipalità dopo l’organizzazione della «tombola scostumata» a due passi dal luogo della sciagura. Video della festa rimosso da Facebook. Altro dolore, altra amarezza, almeno fino alla riapertura di Pietruccio. 

Dietro al bancone si alternano Francesco e Maria Ferrara, i fratelli di Antonio. Lei è troppo triste per parlare, il lutto le toglie ancora il fiato. Anche se il via vai di clienti non manca, la situazione è tutt’altro che facile, e non solo perché il dolore vivo toglie sempre le forze: «Antonio viveva per il negozio – ammette Francesco – Serviva i clienti a occhi chiusi. Io non mi sento all’altezza. Ringrazio i collaboratori, ma mi trovo in grande difficoltà a stare qua dietro, visto che il mio compito era procurare le merci, finché Antonio era vivo. Dobbiamo riorganizzarci, per ora ci alterniamo. Ma è solo per tamponare, per mettere una pezza. Se dobbiamo davvero continuare l’attività bisogna trovare un equilibrio e un nuovo stimolo commerciale». 
«Anch’io ho problemi cardiaci – dice Giuseppe Ferrara, l’altro fratello – Se dovessero tornare i malintenzionati li affronteremo di nuovo, come li abbiamo affrontati due volte negli anni scorsi. Bisognava riaprire per forza e andare avanti. Il negozio è stato chiuso nei giorni scorsi per cause di forza maggiore, finché non ci hanno ridato il corpo. Ho dei dubbi sul fatto che mio fratello fosse già malato di cuore. Forse il forte spavento ha provocato il tutto, ma non posso saperlo con certezza». 

Non ci sono luminarie quest’anno in via Montesanto. Solo una fontana luminosa, nello spiazzo della Cumana. I passanti si commuovono al ricordo di Pietruccio. Poi s’immalinconiscono: «Non meritava questa morte – rimpiange Ruggiero – Era la storia di questa strada». 
«La riapertura di Pietruccio è un bellissimo segnale per il quartiere – ricorda Gennaro Cappabianca – Aveva di tutto in quel magazzino. Se ti mancava qualcosa in casa, bastava scendere, anche a tarda ora, e trovavi quello che ti serviva. Antonio era una bravissima persona; intratteneva noi clienti e ci consigliava come spendere meno, anche a suo svantaggio. E come lui sono brave persone i fratelli e i collaboratori. Pensavamo che non riaprisse, invece è stato un piacere enorme ritrovare sollevata questa saracinesca». 
Ma non è davvero Natale: «Antonio, durante le feste, metteva Jingle Bells nello stereo», dice una signora uscendo dal minimarket. Ha gli occhi rossi. 

«La riapertura è un messaggio di speranza importante per la zona – spiega Lorenzo Palma, parrucchiere – Alcuni di noi avevano in mente di dedicare ad Antonio striscioni tra le luminarie, ma purtroppo, avendone rimandato l’installazione anche a causa della tragedia, non siamo riusciti a trovare addobbi da esterno». 
«La gente passa e non vede più la saracinesca abbassata – aggiunge Salvatore Vita di Orto Sotto Casa – è un fatto positivo, anche se resta triste». 
Si sorride mentre si piange, appunto.
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