La frenata della Campania
lavoro e servizi, primi stop

La frenata della Campania lavoro e servizi, primi stop
di Gianni Molinari
Mercoledì 14 Novembre 2018, 22:13
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Il clima è cambiato. Non è ancora tempesta, ma il cielo economico non è più blu. Anzi ci sono ulteriori e preoccupanti segnali di un peggioramento prossimo venturo. I segnali meno rassicuranti vengono proprio dai settori che avevano avuto performances migliori negli ultimi due anni e dall’occupazione che cresce, ma molto meno del passato e, soprattutto, meno delle medie del mezzogiorno e dell’Italia. E un triste ritorno sulla scena: la domanda interna, cioè i consumi, in stand-by.
«L’analisi del primo semestre dell’anno in corso evidenzia ancora una crescita dell’economia locale ma con segnali di rallentamento rispetto al rilevamento del 2017» ha avvertito Antonio Cinque, direttore della sede di Napoli della Banca d’Italia, illustrando l’aggiornamento congiunturale dell’economia della Campania.

LE LUCI
L’industria continua a vedere rosa. Lo fa perché è trainata, ancora una volta, dalle esportazioni cresciute nel primo semestre del 2018 del 4,2% (rispetto al 3,7% dell’Italia). Recuperano, dopo la flessione del 2017, soprattutto le conserve e recuperano con una vera e propria invasione del mercato tedesco (l’export è quasi raddoppiato da 62 a 103 milioni di euro e insidia il primato della Gran Bretagna che è sceso da 138 a 133 milioni). Cresce anche l’export delle produzioni “ricche” come quelle dell’aerospazio verso Francia e Stati Uniti e quelle del cablaggio verso Francia e Germania. Cresce anche il commercio internazionale di automobili: da 120 a 134 milioni di euro con il boom della Grecia da 482mila a 21,7 milioni che è diventato così il primo mercato per le auto prodotte in Campania. Bene pure la Francia (da 5 a 17 milioni). Ma è proprio nell’andamento dell’export dell’auto che si intravedono i primi segni delle politiche protezionistiche: l’export negli Stati Uniti è passato da 11,8 a 10,7 milioni di euro.
Nel complesso sono aumentate le esportazioni verso i Paesi dell’area dell’euro, specie Germania e Francia, e degli altri paesi della Ue a fronte di una contrazione di quelle dei rimanenti Paesi. Le vendite destinate al Regno Unito, Paese verso il quale la Campania risulta esportatrice netta, sono aumentate del 14,8 per cento.
E questo da solo spiega quanto sia delicata la partita dei rapporti tra l’Italia e l’Unione europea.
Quanto alle valutazioni delle aziende raccolte da Bankitalia (indagine congiunturale sulle aziende con più di 20 dipendenti) c’è la conferma di un «sentiment» positivo con la previsione della crescita del fatturato e il sostanziale rispetto dei piani di espansione degli investimenti formulati a inizio anno. Anche nel comparto delle costruzioni la produzione si è stabilizzata, dopo i cali degli anni precedenti.
Tra i dati emerge anche la crescita dei porti di Napoli e Salerno con un +4,7% sui teus, l’unità di misura dei containers, (+30.000 teus a Napoli e +4.000 a Salerno) mentre il ro-ro (i traghetti) cala del 5,6%. Tornando alle imprese, «l’aumento di liquidità riflette la volontà di rinviare i progetti di investimento, indicando una maggiore cautela mentre il credito continua la sua espansione cominciata nel 2013 e quello della Campania cresce anche di più rispetto al resto del Paese, in particolare sul comparto industriale e manifatturiero».
«Sui dati - ha spiegato Cinque - c’è l’influenza della situazione di incertezza generale, c’è un rallentamento della crescita dell’economia italiana e quindi dobbiamo sempre ragionare in un’ottica di economia integrata». 

LE OMBRE
Il sostanziale stop alla crescita dell’occupazione dopo i grandi numeri degli anni scorsi (da 3,2 ad appena +0,4%) è maturato nel quadro di incertezza sui nuovi provvedimenti governativi, evidenziato da un crollo dei contratti a termine, solo parzialmente assorbito dai nuovi contratti a tempo indeterminato.
Ancor più delicata è la situazione dei servizi: il quadro congiunturale è peggiorato e questo ha già avuto effetto sui consumi delle famiglie (come si nota dalla flessione di immatricolazioni di auto).
In questo quadro si ferma anche il recupero della qualità dei prestiti delle imprese che aveva avito negli ultimi anni una eccellente performance. 
Tutto collegato ai consumi interni, come ha rilevato Paolo Emilio Mistrulli, responsabile ufficio Analisi e ricerche economiche territoriali della Banca d’Italia a Napoli.
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